Scontro da dentro o fuori quello di questa sera contro gli israeliani del Maccabi Haifa: servirà la miglior Juve per non ricadere nei vortici emotivi in cui capita fin troppo spesso…
Bologna e Maccabi Haifa hanno rappresentato per la Juventus due isole felici. Due isole dove i problemi strutturali, l’assenza di gioco e la mancanza di idee in mezzo al campo erano come per magia spazzati via dai 6 gol segnati nelle due sfide. Tutto molto bello, poi San Siro. L’avversario (il Milan) era ben più roboante, nonostante le assenze dei vari Maignan, Kjaer, Calabria, Florenzi, Ibrahimovic e Saelemaekers e la Juve è ripiombata nelle tenebre del pressappochismo tattico e tecnico. Errori individuali, squadra sbilanciata, condizione atletica insufficiente e atteggiamento mentale sconfitto in partenza.
Ora per la Juventus è tornato il motivetto della Champions League che dovrà risvegliare la voglia maschia e cattiva di tornare alla vittoria, la determinazione che alla Continassa, da agosto fino ad ora è venuta tremendamente a mancare. Di fronte ai bianconeri ci sarà nuovamente il Maccabi Haifa, per i bookmakers la squadra ‘cuscinetto’ del girone che, nonostante non abbia fatto chissà quale prestazione all’Allianz Stadium, ha più volte rischiato di rimontare il doppio vantaggio della ‘vecchia signora’, finendo per perdere per 3 reti a 1. Il calore dello stadio Sammy Ofer di Haifa potrà essere un fattore destabilizzante per un organico, quello juventino, che si è dimostrato fin troppe volte fragile e permeabile alla paura. Ma partite come queste vanno agguantate con tenacia fin dall’inizio, con ferocia agonistica. Perché pareggiare in Israele sarebbe inserire un ulteriore macigno da spostare nel percorso verso la qualificazione agli ottavi di finale. La sconfitta…beh, permettetemi di dire che la sconfitta non dovrebbe neppure essere presa in considerazione.
Ricordiamo a tutti che qui si parla della Juve. Si parla di un club che ha alle spalle ben 36 scudetti (record nazionale), 14 coppe Italia (record nazionale), 9 supercoppe italiane (record nazionale), 2 Coppe dei Campioni, 3 Coppe Uefa (record nazionale), 2 coppe Intercontinentali e tanti altri trofei. Bisogna capire a fondo un concetto molto semplice: queste prestazioni stanno minando allo status di un brand leggendario, una storia ultracentenaria fatta di leadership, dominio e gloria. Prestazioni come quella di San Siro, del Franchi di Firenze, dell’U-Power Stadium di Monza sono l’emblema della nemesi di queste qualità sopracitate. In parole povere, una vergogna. Rimboccarsi le maniche e ritrovare un onore ferito. Questa la ricetta per risalire.