Mentre gli italiani stanno passando le feste chiusi in casa, divisi tra le restrizioni di zona rossa e arancione, i loro beniamini calcistici, sono in giro per il mondo. Non tutti, ovviamente, infatti, molti hanno deciso di rimanere nelle proprie città con le famiglie, ma altrettanti sono i giocatori che non si sono negati delle vacanze di Natale da poter vivere senza troppe restrizioni.
C’è Cristiano Ronaldo a Dubai, dove oggi parteciperà alla cerimonia dei Globe Soccer Awards, per esempio. Come lui sono circa trenta i giocatori della Serie A ad aver scelto delle mete fuori dall’Italia in questi giorni, chi per tornare in famiglia, chi per staccare semplicemente la spina e rigenerarsi.
Sono due, però, le domande che si potrebbero fare in questa situazione. Era possibile lasciare l’Italia in questi giorni nonostante zona arancione e zona rossa impedissero anche gli spostamenti tra regioni? Non dovranno sottostare al rientro alle due settimane di isolamento obbligatorie per chi arriva dall’estero?
Le risposte ad entrambi i quesiti, lasciano intendere come tecnicamente nessuno abbia violato alcuna regola né corre il rischio di infrangere i vari protocolli.
Prima risposta. Lasciare l’Italia non era vietato, sia che per tornare nel proprio paese, che per motivi di lavoro o anche solo per svago, spostarsi non era un divieto assoluto. Dando per scontanto, ovviamente, che a partire non siano stati giocatori positivi né venuti a contatto con positivi. Cosa che ha spiegato anche Roberto Testi, responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Torino:
“Conta solo cosa viene richiesto dagli stati in cui si sono trasferiti. Se una persona non isolata parte dall’Italia e va ovunque gli pare, all’autorità sanitaria non importa niente perché non è un problema di sanità pubblica italiana. Il problema semmai è quando rientra, perché è previsto l’isolamento di 14 giorni che per la gente comune significa stare a casa.“
Per quanto concerne la seconda risposta, invece, una volta effettuati i controlli da prassi tutti i calciatori potranno da subito allenarsi senza aspettare due settimane. Una necessità più che un privilegio, comunque previsto dai protocolli, dice sempre il Dott. Testi:
“A parte gli sportivi ci sono anche altre categorie coinvolte, penso a dei manager che magari devono viaggiare all’estero, non è che ogni volta fanno 14 giorni di isolamento là e 14 giorni in Italia. Seguono quello che viene chiamato isolamento attivo e che anche la Figc prevede.“
Insomma, magari non a tutti avrà fatto piacere vedere i propri beniamini festeggiare più o meno in totale libertà, e le polemiche non si sono sprecate, soprattutto sui social, ma questa volta tutto rientra nell’ambito di ciò che era possibile fare.