Prima di lasciare la parola al campo, Adrien Rabiot è stato premiato per aver raggiunto le 200 presenze con la maglia della Juventus. Il centrocampista francese, oggi assente per infortunio, ha ricevuto l’omaggio del proprio pubblico poco prima del fischio d’inizio del match. L’obiettivo della Vecchia Signora doveva essere uno soltanto: cancellare il periodo altalenante (tre sconfitte nelle ultime cinque partite e una sola vittoria) e controsorpassare il Milan (oggi i rossoneri hanno strappato tre punti all’Empoli grazie al gol di Pulisic). Solito 3-5-2 per Allegri: senza Vlahovic squalificato, spazio a Milik con Chiesa a supporto, mentre in mediana ci sono McKennie, Locatelli e Miretti. La partita sembra mettersi nel verso giusto per i bianconeri, che al 12’ costruiscono la prima occasione nitida del primo tempo. E’ Chiesa a rendersi protagonista di una grande accelerazione sulla sinistra, sfruttando un tentennamento di Zappacosta e confezionando un cross perfetto per Miretti, il cui colpo di testa però viene respinto in tuffo da Carnesecchi. Da sottolineare la bravura dell’ex viola a dosare il cross in piena corsa e a renderlo così morbido. E’ sempre lui, poi, che al 23’ ci riprova in solitaria: ricezione sulla sinistra, sterzata verso il centro e destro forte, ma centrale e di facile presa per il portiere nerazzurro. Allegri, dalla panchina, si dimostra soddisfatto, specie dell’interpretazione da parte dei due attaccanti, esortandoli comunque a riempire maggiormente l’area per sfruttare al meglio i tagli di Cambiaso. Fino al 30’, il tabellino recita: sette tiri verso la porta da parte della Juventus, mentre l’Atalanta è ancora a quota zero. La beffa, a quanto pare, è dietro l’angolo. Infatti, al 35’ la Dea passa in vantaggio grazie alla perfetta esecuzione di uno schema da calcio di punizione: con un passaggio corto, Pasalic libera sul centro destra dell’area Koopmeiners, che con un tiro immediato col mancino batte Szczesny e porta avanti i suoi. Tanta lotta, tanti duelli, ma poche idee e nessuna reazione al goal: il primo tempo si chiude così, con i bianconeri sotto di una rete. La ripresa inizia con un piglio diverso da parte della Juventus, che dopo qualche minuto di disorientamento sale in cattedra con il suo uomo migliore, Federico Chiesa, il quale, se messo nella condizione giusta, dimostra ancora di poter far male. Al 52’, Milik lo libera con una bella sponda sulla sinistra dell’area, ma il suo mancino in diagonale è troppo aperto ed esce largo. Il goal del pareggio, però, è nell’aria e al 66’ è da un pallone recuperato a centrocampo dallo stesso Chiesa che tutto nasce. L’esterno, con uno dei suoi soliti strappi, scambia sulla fascia con McKennie, che con un passaggio decisivo lancia in porta Cambiaso: il terzino è abile ad anticipare con la punta del piede Carnesecchi in uscita, battendolo sul primo palo. La Juventus è euforica e, in soli quattro minuti, riesce a ribaltare il parziale. Al 70’, McKennie ci mette nuovamente lo zampino addomesticando di petto un cross dalla sinistra e dando a Milik la chance della volée a centro area. La partita entra nel vivo, con la Dea che trova il pareggio dopo neanche cinque minuti grazie ad un’azione quasi fotocopia a quella di Cambiaso: Djmsiti lancia Koopmeiners sulla sinistra dell’area, che sfodera un mancino imprendibile per Szczesny. 2-2 e tutto da rifare. Nei minuti finali, Allegri prova a cambiare le sorti della partita inserendo forze fresche, ma l’impresa non viene portata a compimento. Chiesa, vero mattatore di questa sera, non è riuscito a trascinare i suoi verso un successo che sarebbe stato fondamentale visti i risultati dell’ultimo periodo. Da quella partita stregata contro l’Empoli, i bianconeri hanno raccolto molto meno di quanto ci si poteva immaginare dopo l’exploit di inizio anno. Le poche certezze di questo momento così controverso sono che: la presenza di McKennie è imprescindibile a centrocampo; Chiesa, quando è in forma, può davvero ancora essere l’uomo in più di questa squadra; la solidità difensiva è completamente smarrita. La Dea, infatti, ha tirato verso la porta per sole tre volte, ma ha segnato due goal, confermando la fragilità della retroguardia bianconera, rea, in particolare, di non riuscire a saper leggere ciò che sta per accadere. Nelle ultime sette partite, i bianconeri hanno incassato 11 goal. Nella prima parte della stagione, fino alla gara con l’Empoli, ne aveva incassati solo 12. Il rischio, adesso, è di vanificare quanto di buono era stato fatto. E così, tornano ad aleggiare sopra Torino i fantasmi dello scorso anno, con i bianconeri ora alle spalle del Milan in classifica.
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