Ai nastri di partenza erano date per favorite. Sulla carta erano le due compagini che avrebbero lottato per il titolo di Campione d’Italia. Nulla è ancora compromesso, ci mancherebbe altro. Siamo soltanto alla settima giornata e i punti in palio sono ancora tanti. Eppure il verdetto del campo ha riservato per Juventus ed Inter un inizio di stagione col freno a mano tirato, complici anche le scelte dei rispettivi allenatori.

CONTE– La squadra di Antonio Conte, rinforzata nell’organico dal rientro dei figliuoli prodighi in prestito e da una campagna acquisti importante, non è stata capace di ingranare la marcia giusta e ha tradito le elevate aspettative del pre-campionato. L’arrivo di Hakimi non ha spinto Conte a cambiare schema di gioco, riproponendo la trita e ritrita difesa a 3, marchio di fabbrica del tecnico leccese e fil-rouge della sua gestione. A ben vedere, però, l’ostinata testardaggine del mister nerazzurro, fossilizzato sui movimenti di un 3-5-2 che pare funzionare soltanto quando Romelu Lukaku è in giornata, costituisce un grosso limite al pieno impiego di una rosa dall’alto potenziale. Ne pagano le conseguenze due talenti su tutti, Skriniar ed Eriksen, per i quali questa poteva essere la stagione della definitiva consacrazione. Il primo, mai a proprio agio nella retroguardia a tre. Il secondo, praticamente mai utilizzato in un modulo che non prevede un giocatore con le caratteristiche del danese. Un netto cambiamento tattico potrebbe restituire ai nerazzurri i talenti smarriti e rimettere insieme i cocci di una manovra tutt’altro che efficace.

PIRLO– L’entusiasmo veicolato dalle dichiarazioni estive è già svanito. Per mister Pirlo è tempo di bilanci. E’ tempo di capire quale sia la sua idea di gioco. E soprattutto se ne esiste una sola o più di una. Il modulo multiforme e poliedrico adottato dal tecnico bresciano riflette l’inquietudine di chi vuole strafare ed è mosso dall’ansia di dimostrare. Una difesa a tre in fase di non possesso che si trasforma in reparto a 4 quando la squadra imposta l’azione. Roba da strizza-cervelli. Forse troppo per un allenatore esordiente chiamato a ripetere i successi di un Club che non vuole mollare la vetta. Il toccasana per Pirlo potrebbe essere una riduzione ai minimi termini. Una semplificazione, se volessimo adottare termini matematici. Semplificare porterebbe i calciatori a giocare nel proprio ruolo, riguadagnando fiducia e convinzione nei propri mezzi oltre che stabilire delle gerarchie fondamentali per gli equilibri dello spogliatoio. Del resto il calcio è semplice, postulava mister Allegri, qualche anno fa. E non possiamo dargli tutti i torti.
“Ci sono quelli che spiegano calcio e quelli che parlano di calcio. Il calcio è semplice. Una partita di calcio non è come mandare i missili sulla luna”
Massimiliano Allegri
DESTINO COMUNE– Antonio Conte e Andrea Pirlo si conoscono bene. Da calciatore, l’attuale tecnico bianconero ha fatto le fortune di Antonio, quando sedeva sulla panchina della Juventus. Ora i due tecnici si trovano accomunati in un avvio di stagione non esaltante nel quale poche volte hanno saputo condurre le rispettive compagini alla vittoria. Può abbandonare il destino comune solo chi riuscirà a limare i difetti e guardare oltre la siepe delle proprie convinzioni. Che esse siano l’immobilità tattica o la sperimentazione più spregiudicata, Conte e Pirlo dovranno dimostrare di sapersi divincolare dalle gabbie dei propri limiti, guardarsi allo specchio e agire. E se lo scambio di panchine non è certamente possibile, i due tecnici avranno da scambiarsi le idee. Per cercare nuove soluzioni tattiche uno, e per individuare la strada della semplicità l’altro.