Il derby della Mole numero 76 prende la strada bianconera con una rimonta nell’ultima parte della gara firmata Mckennie e Bonucci. Se questa volta la stracittadina è stata scevra di polemiche nel rettangolo verde, un episodio molto spiacevole ha coinvolto un calciatore granata nel delicato post partita.
LA FOTO- Il Torino di Giampaolo non naviga in buone acque. Il terzultimo posto in classifica a quota 6 punti e una zona retrocessione dalla quale i granata stentano a divincolarsi, inaspriscono le critiche dei tifosi e agitano il malumore di un ambiente sempre restio ad accettare una sconfitta nel confronto cittadino. Jacopo Segre, giovane centrocampista granata, aveva provato a distendere gli animi e a trasmettere un bel messaggio che va oltre le rivalità calcistiche. Il ragazzo, classe 1997, aveva ottenuto la maglia bianconera di Paulo Dybala e scattato una foto che lo immortalava sorridente con la stessa dopo la gara persa con la Juventus. Feroci i commenti al suo post, poi rimosso. Segre è diventato il bersaglio delle più becere offese, a tal punto da spingerlo a pubblicare una rettifica nella quale si è scusato per il gesto, spiegando che si trattava di un dono richiestogli da un connazionale di Dybala.
IL PRECEDENTE- I social hanno tradito Segre che ha scelto il momento meno opportuno per la pubblicazione. Le dinamiche dell’episodio ne richiamano un altro abbastanza recente, accaduto ancora una volta nelle ore successive alla gara tra le due squadre di Torino. Era la stagione 2018/2019 e allo stadio Olimpico-Grande Torino andò in scena il derby vinto dai bianconeri con un rigore di Ronaldo a metà del secondo tempo. Dopo la gara l’allora calciatore del Toro Soriano, oggi al Bologna, fu “reo” di aver messo un like alle foto di Dybala e Ronaldo. Il fatto sancì la rottura con il tifo granata e una multa comminata al calciatore da parte della società.
Se l’uso dei social in entrambi gli episodi è stato discutibile, è lecito domandarsi fino a che punto possano spingersi le ire dei tifosi. E dove si assesta il confine tra passione, carica agonistica e quello dell’odio e della violenza verbale più deprecabili. Il campo aveva emesso un verdetto inappellabile che sgombrava il campo da stucchevoli polemiche. Pertanto, si è persa l’occasione per un più nobile terzo tempo.