La squadra di Mourinho supera la Juventus grazie all’eurogol di Mancini, ma quanta sfortuna per Allegri e compagni: sono ben tre i legni colpiti.
ANALISI – Si interrompe con la sconfitta allo stadio Olimpico la striscia di quattro vittorie consecutive in campionato della Juventus. A trionfare, infatti, è la Roma di José Mourinho, grazie all’eurogol di Mancini a inizio della ripresa in una delle sporadiche proiezioni offensive dei giallorossi. Fare risultato era importante per entrambe le squadre, ma soprattutto per la Juventus, a caccia di punti preziosi per continuare la rincorsa alla Champions.
Il mese di Febbraio aveva regalato una svolta importante ai bianconeri: quattro vittorie consecutive in campionato, consentendo di risalire dai bassifondi della classifica, e la qualificazione agli ottavi di Europa League strappata al Nantes. Una gioia che si era cementata nei cuori di tutti, ma che la serata dell’Olimpico è riuscita ad offuscare, con anche la sfortuna che ha avuto un ruolo non di poco conto. In una stagione in cui la squadra di Allegri ha sofferto infortuni pesantissimi, un tornado giudiziario, quindici punti di penalizzazione e ha accumulato diverse delusioni sul campo, all’Olimpico scopre la dolorosa sensazione di sbattere tre volte contro il palo e di perdere una partita in cui, se avesse almeno pareggiato, nessuno avrebbe inneggiato all’ingiustizia. Non è stata una gara esemplare, bensì povera di contenuti, per lunghi tratti bloccata e con entrambe le squadre attendiste e timorose di commettere errori, lasciando l’iniziativa al colpo di genio, alla giocata del fuoriclasse o alla botta di fortuna. E così è stato: al minuto 53 la partita prende una direzione differente grazie al fulmine a ciel sereno targato Gianluca Mancini, che con un destro da fuori area batte Szczesny e porta in vantaggio i giallorossi. La reazione bianconera c’è stata e ha portato ad altri due legni, uno colpito direttamente da calcio di punizione da Cuadrado e uno su calcio d’angolo di Di Maria, ma il dato ormai evidente è uno soltanto.
Quando i tenori del gioco non salgono in cattedra, la squadra ne risente inevitabilmente, a dimostrazione di come a tenere le fila, in questo momento, siano solo alcuni interpreti dalle cui prestazioni dipende ogni cosa. Di Maria ha provato più volte a cercare il tocco da maestro, ma di fronte ha trovato un Rui Patricio in versione saracinesca. Rabiot ha compiuto l’inserimento più giusto di tutti nell’arco della partita, quando allo scadere del primo tempo ha costretto il portiere giallorosso ad un intervento provvidenziale coi piedi su colpo di testa ravvicinato. Locatelli, una delle anime del centrocampo, è stato sostituito a metà del secondo tempo, con Allegri non completamente soddisfatto del suo rendimento. Chiesa è quella ‘freccia’ che alla Juventus manca come l’aria e che tutti sperano di poter riavere a pieno servizio al più presto: anche contro il Torino il suo ingresso si è rivelato decisivo, fornendo l’assist del 3-2 di Bremer, mentre ieri sera il suo inserimento non ha sortito l’effetto sperato. Infine, Kostic, che è diventato un punto nevralgico per lo scacchiere di Massimiliano Allegri, capace di gestire autonomamente tutta la corsia sinistra, sia nella fase offensiva che in quella di ripiegamento: ieri sera abbiamo assistito a qualche scorribanda degna di nota, ma è mancato il guizzo vincente. Logico che, se la Juventus è riuscita a risollevarsi da un gennaio da incubo, il merito è di tutto il gruppo, ma comunque l’apporto dei singoli è stato quel quid in più che è servito in un momento molto difficile della stagione.
Il punto interrogativo principale continua invece a riguardare l’attacco, in particolare Dusan Vlahovic, ieri presente ma quasi mai al posto giusto né mai sincronizzato con il resto della squadra, come un musicista spaesato che si trova sempre una frazione di secondo avanti o indietro rispetto al metronomo. La Vecchia Signora ha bisogno dei suoi gol, ma al momento non sappiamo sé il problema sia la scarsa connessione con il gioco di Allegri, un malcontento interiore o semplicemente una forma che deve essere ritrovata dopo la pubalgia che non gli ha dato tregua per diverso tempo. Il fatto, però, è che, con un centravanti più incisivo, questa Juventus sarebbe molto più letale, poiché i progressi del centrocampo sono sotto gli occhi di tutti.
La squadra di Allegri, ora, ha il lusso di non dover guardare la classifica, che era e rimane virtuale. Con i 15 punti in più sarebbe al secondo posto a pari merito con l’Inter, quindi in comoda zona Champions; senza i 15 punti rimane al settimo posto a pari merito con il Bologna, a ridosso della zona Europa League (alla quale potrebbe accendere anche dalla Coppa Italia). Quindi, mettere fieno in cascina e testa alla sfida di giovedì con il Friburgo: l’importante è che restare al palo non torni ad essere un’abitudine.
QUANDO VINCEVA LA JUVE QUESTE PARTITE , per il nemico erano e sono rimaste ladricini , HA VINTO LA ROMA – GRANDE PARTITA , DIMOSTRAZIONE DI MATURITA’ ECC- MA IL FATTORE.
SFIGA CONTA 6 TIRI IN PORTA > 3 PALI E UN PAIO DI PARATONE DEL PORTOGHESE, POSSESSO PALLA ALL’INCIRCA 60 CONTRO 40 .
MA POSSIBILE CHE SIANO TUTTI TESTE DI RAPA E QUANDO PERDE LA JUVE VA TUTTO BENE ?? va bene cosi Mr. chinè ( non vale la pena maiuscolo)
CHI DI MOISE KEAN FERISCE DI MOISE KEAN PERISCE – IN QUEL POSTO AL MOURINHO !!
se non avete capito , mi riferisco a quello successo adesso in Roma -Sassuolo