Andiamo a scoprire le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
LONDRA – Dopo la vittoria importantissima in chiave Champions League ottenuta a Roma contro la Lazio, la Juventus è attesa dalla trasferta più prestigiosa del suo girone di Champions, ovvero quella di Stamford Bridge al cospetto del Chelsea campione d’Europa. La sfida sarà decisiva per chi comanderà il girone e riuscirà a strappare il primo posto nel raggruppamento, con la Juve che dispone del vantaggio ottenuto nella gara d’andata vinta 1-0 all’Allianz Stadium. Una partita importante e sicuramente molto complicata per la ‘vecchia signora’, ma le ambizioni europee di questa squadra passano da questo tipo di partite. Andiamo a vedere come si disporrà la squadra di Thomas Tuchel a livello tattico e come potrebbe approcciare la gara.
MODULO E POSSESSO – Tuchel è riuscito a vincere la Champions League lo scorso anno, nonostante fosse arrivato alla corte di Abramovic soltanto 4 mesi prima della finale. Una delle sue novità più evidenti è stata la scelta della difesa a 3, per creare il suo consueto 3-4-2-1. Il portiere Mendy si limita a giocare corto sui difensori, oppure a rilanciare lungo in caso di pressione alta avversaria, ma non è mai coinvolto attivamente nella manovra di possesso. Se l’azione comincia bassa, uno a turno tra Jorginho e Kanté si abbassa sulla linea di difesa per fornire un’ulteriore soluzione comoda (prevalentemente il primo). Spesso, il pallone viene smistato sugli esterni di centrocampo per poter combinare con la mezza punta di competenza e aprire i varchi per gli inserimenti da dietro dei centrocampisti. Il Chelsea ama giocare in verticale, grazie ai piedi educati di Jorginho, Mount e Havertz che possono premiare le sovrapposizioni degli esterni, oppure il movimento a centro area della punta centrale (Werner o Lukaku).
NON POSSESSO – Quando il pallone ce l’ha l’avversario, il Chelsea tende ad abbassare i due cursori di centrocampo, in modo da formare una difesa a 5. Il centrocampo diventa a 3 grazie alla discesa di una delle due sottopunte, con Jorginho ad agire da vertice basso davanti alla difesa. Se l’azione avversaria inizia dal basso, i due esterni offensivi chiudono le linee centrali, costringendo i difensori alla palla lunga. In questa fase è importantissima l’azione di Kanté, ovvero il motorino della squadra, viste le sue inesauribili energie nel corso dei 90 minuti. Il francese è bravo a coprire un’ampia zona di campo al centro ed è sempre pronto a dar fastidio alla manovra. L’esterno di centrocampo di competenza esce alto sul suo avversario diretto, permettendo all’esterno opposto di scalare dietro e mantenere solidità a livello difensivo. Questa scelta, però, deve essere perfetta. Altrimenti il rischio è quello di dover costringere i centrocampisti centrali a dover correre tanti chilometri per coprire i buchi enormi lasciati in quelle zone di campo, oltre a lasciare i tre centrali difensivi nell’uno contro uno contro gli avversari.