Andiamo a scoprire le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
ALTA TENSIONE – Juventus – Atalanta sarà probabilmente il match di cartello che ci accompagnerà nella 14esima giornata del campionato di Serie A. I bianconeri sono distanti ben 4 punti dai bergamaschi che per il momento occupano la quarta posizione. Il buon momento vissuto in campionato dalla Juve nelle ultime partite è stato spazzato via nella sciagurata trasferta di Champions League al cospetto del Chelsea, mentre i nerazzurri hanno lottato fino alla fine per strappare un pareggio rocambolesco per 3-3 sul sintetico del Wankdorf di Berna, campo dello Young Boys. L’Atalanta risulta essere una delle squadre più pericolose del campionato, scopriamo insieme perché.
MODULO E POSSESSO – Il dogma tattico di Gian Piero Gasperini è il suo 3-4-2-1, utilizzato da ormai 3 anni in quel di Bergamo. La linea difensiva è quella addetta all’inizio dell’azione, grazie all’abilità dei due braccetti che hanno un’ottima proprietà di palleggio. Molto importante l’azione di De Roon che va immediatamente in appoggio ai centrali per offrire una prima soluzione. Gli esterni di centrocampo hanno entrambi una grande propensione offensiva e restano molto larghi in fase di possesso, in modo da sfruttare la loro velocità sulle palle in profondità e la loro progressione quando la palla è sui loro piedi. Il braccetto di difesa di competenza, il centrocampista centrale e l’esterno di centrocampo formano un triangolo che va a creare la superiorità nella zona laterale. A quel punto entrano in scena i due trequartisti, i quali svolgono azioni diverse in base alle loro caratteristiche: Ilicic e Malinovskyi sono bravi nella difesa del pallone e per questo tendono ad abbassarsi per sviluppare il gioco con i lanci e palloni filtranti al bacio per i compagni dello sloveno e la gran botta da fuori dell’ucraino, Pasalic e Pessina hanno una grande propensione all’attacco dell’area di rigore e i loro movimenti senza palla li portano spesso e volentieri al gol. Duvan Zapata è la boa su cui si appoggia la squadra nei momenti in cui è pressata sin dalle prime battute del possesso: il colombiano ha nelle sue corde la progressione palla al piede, oltre ad uno strapotere fisico che gli permette di fare a sportellate con i difensori avversari e calciare con grande forza verso la porta. Il baricentro della squadra nerazzurra è molto alto, infatti la richiesta ossessiva del tecnico di Grugliasco è quella di tenere i difensori oltre la linea di centrocampo in fase di possesso. Non a caso, spesso uno dei 3 si ritrova in zone di campo offensivi, come dei veri e propri centrocampisti d’inserimento.

NON POSSESSO – I nerazzurri non permettono il primo sviluppo del gioco degli avversari, coinvolgendo subito i 3 d’attacco come prima linea di pressione. A quel punto, la soluzione più ‘comoda’ per gli oppositori è quella del lancio lungo. Tuttavia, se la prima pressione dovesse saltare, i due esterni di centrocampo tendono a stringere il campo per creare densità nella zona centrale. L’aggressione in zona centrale viene adottata con continui raddoppi per creare la superiorità e portare l’avversario ad una giocata forzata. Uno dei pregi della fase di non possesso bergamasca è il movimento a fisarmonica dell’11 nerazzurro: i reparti tendono ad essere sempre molto corti e Gasperini è fortemente infastidito quando questo non succede. Se il pallone finisce sull’esterno, il centrocampista centrale di riferimento va a scalare verso la zona laterale, dando supporto costante a Zappacosta o Maehle in prima battuta, al braccetto di difesa in seconda battuta qualora la squadra avversaria riesca a superare l’esterno. La squadra resta corta non solo in lunghezza, ma anche in ampiezza. Per questo motivo, i cambi improvvisi di campo e le ripartenze veloci potrebbero mettere in seria crisi l’Atalanta.