Se avesse avuto qualche anno di meno Andrea Pirlo avrebbe già risolto di persona la questione regista. Qualche passo, una finta, la proverbiale calma, uno sguardo e la ben nota pennellata illuminante. Ma il fuoriclasse bresciano ha appeso da un po’ di tempo gli scarpini al chiodo e adesso è chiamato da tecnico a dare una risposta altrettanto pronta al problema.
PIU’ METRONOMO CHE REGISTA- I 120 minuti di Arthùr Melo contro il Genoa non fanno spalancare occhi e bocca e non lasciano di certo estasiati. La gara del brasiliano procede senza infamia e senza lode tra appoggi in orizzontale ed ordinaria amministrazione. Troppo lezioso in alcune circostanze, si vede annullare una rete viziata dal fuorigioco di Morata. Mette ordine come può ma la sensazione è che il tatticismo del campionato italiano sia un osso più duro del previsto per chi era abituato in maglia blaugrana a trovare più facilmente gli spazi col giro palla rapido. E se la cosa migliore della sua partita la fa al 120′, intercettando sulla linea il possibile nuovo pari rossoblù, tra i tifosi appare più che legittimo storcere il naso. Le aspettative non sono ancora completamente deluse ma forse sarebbe stato ragionevole dar retta a chi Arthùr lo conosce bene. Luiz Felipe Scolari lo fece esordire con la Seleçao e parlo di lui quando la scorsa estate si concretizzò il trasferimento a Torino. Il ct brasiliano diffidò dall’utilizzo in cabina di regia del centrocampista, non avvezzo ai lanci di 40 metri ma abile nel fraseggio a uno o due tocchi.
PIU’ MEDIANO CHE REGISTA- Si scrive Bentancur, si legge cartellino giallo. Il copione si ripete con disarmante puntualità e i 45′ di partita dell’uruguaiano non gli evitano di finire sul taccuino dei cattivi per un fallo su Rovella, il centrocampista fresco di bianconero. 4 ammonizioni in campionato, 2 in Champions, 1 in Coppa Italia. Il dato dovrebbe far rizzare le antenne a chi si intende di calcio. Il ragazzo è un ottimo interditore. Affonda il tackle, ci mette il cuore ed in certe fasi della gara si rivela più prezioso di Arthùr. Ma non ha le qualità del facitore di gioco. L’uruguaiano costruisce poco o nulla ed è più attento a tamponare le iniziative avversarie che a scoccare la scintilla della manovra. Qualche verticalizzazione ogni tanto parte dai suoi piedi ma i buoni propositi cozzano con una limitata visione di gioco. C’è un solo termine che condensa a dovere tutte queste sfumature. Mediano.
LA SOLUZIONE- La grana cabina di regia potrebbe essere brillantemente risolta con una tabula rasa del ruolo. La Juventus di Pirlo aggredisce l’avversario con il pressing alto e l’intensità degli esterni. Un’impostazione del genere può fare a meno del play basso e lo rende quasi superfluo. Se a questa considerazione aggiungiamo il fatto che molto spesso Bonucci e Danilo si concedono la licenza di portare palla nella metà campo avversaria e dettare il primo passaggio, ci rendiamo conto che forse il calcio ibrido del tecnico bianconero non passa dai piedi di un alter ego di Pirlo. Molto più funzionale un calciatore come Bentancur o McKennie, recuperatori di palloni in primis. Muscoli e presenza fisica a centrocampo. La spinta offensiva dei campioni là davanti si bilancia così.