La doppia vittoria con il Trabzonspor, l’accesa sfida alla Fiorentina con la magia di Pirlo fino alla delusione con il Benfica. La Juventus di Conte con un giovanissimo Pogba affrontava così l’Europa League.
SECONDA OCCASIONE – Torino, 2 novembre 2022. La Juventus conferma il terzo posto nel Gruppo H e retrocede in Europa League. E la mente vola in un attimo al 1 maggio del 2014. Era la Juventus di Antonio Conte che, dopo aver ricevuto la cocente delusione dell’eliminazione dalla Champions League, si affacciava sul palcoscenico dell’altra Europa per tentare di arrivare in fondo. Ma il record di punti in campionato e la prestazione sottotono nella semifinale di ritorno con il Benfica (di quel 1 maggio appunto) relegarono la Coppa a obiettivo marginale, nonostante l’invitante chance di poter disputare la finalissima tra le mura amiche. Allora il Benfica si prendeva la finale di Torino. Oggi i portoghesi si godono la vetta del girone di Champions, in uno strano scherzo del destino che stavolta vede i lusitani fermare il Maccabi e mandare i bianconeri in Europa League. L’emergenza infortuni e un generale rendimento al di sotto di ogni aspettativa non lasciano troppo spazio ai sogni e all’entusiasmo per una squadra alla quale le porte europee non sono ancora state serrate. Dopo i Mondiali però le cose possono cambiare, la situazione infortuni risolversi definitivamente e la Juventus ritrovare quella voglia di remare, compatta e determinata, verso un obiettivo quarto posto in campionato sì, ma senza tralasciare l’altra competizione, come accadde otto anni fa.
UN PO’ DI STORIA – La gara persa nell’inferno gelido di Istambul faceva scivolare la Juventus in Europa League, quattro anni dopo l’ultima volta. Nella stagione 2009/10 la squadra di Del Neri usciva dalla competizione con sei pareggi su altrettante gare della fase a gironi. La Juventus che scendeva in campo nel 2014 era la rosa bi-scudettata che si avviava a festeggiare il terzo titolo nazionale consecutivo. Una corazzata non ancora satura di vittorie perché desiderosa di compiere passi in avanti importanti in Europa. Era la squadra di numerosi punti di riferimento, sia in campo che nello spogliatoio: Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, Lichtsteiner, Vidal, Marchisio, Pirlo, Tevez. E in rosa figurava un giovane Paul Pogba, campioncino in erba che aveva già mostrato le sue doti in campionato. Era la squadra del furetto Asamoah, del jolly Caceres e dell’altissimo Fernando Llorente. I sorteggi di quell’anno riservarono per i sedicesimi il Trabzonspor con annessa trasferta in Turchia. La squadra di Conte ebbe ragione degli avversari in entrambi i match (2-0 – 0-2) con grande protagonista Daniel Pablo Osvaldo, a segno sia all’andata che al ritorno. La sfida degli ottavi era il match tutto italiano con la Fiorentina di Vincenzo Montella. Dopo il pari firmato Vidal e Gomez nella gara di Torino, i bianconeri si aggiudicano per 1-0 l’incontro dello stadio Artemio Franchi. A sbloccare una partita nervosa, ci penserà Andrea Pirlo con un calcio di punizione al minuto 71. Avversaria dei quarti di finale era il Lione allenato da Garde che annoverava tra le proprie fila i talenti Umtiti e Lacazette. La Juventus vinceva la gara d’andata allo Stade de Gerland grazie ad un gol di Bonucci nel finale di partita e si ripeteva al ritorno rifilando ai francesi un 2-1 con le reti di Pirlo, Briand e l’autogol di Umtiti). Il calendario della competizione metteva sulla strada della squadra di Conte il Benfica, ultimo atto prima della finale dell’Allianz Stadium. All’Estadio do Sport i bianconeri conoscevano la sconfitta per opera di Garay e Lima. In mezzo la rete di Tevez a completare il 2-1 finale. Nella sfida di ritorno la Juventus non riusciva ad andare oltre lo 0-0 che consegnava la qualificazione ai portoghesi e decretava l’uscita dei bianconeri, deludente e pesante, in quanto giunta a scudetto già ampiamente acquisito. Conte si consolerà collezionando 102 punti in campionato e lasciando Torino poco dopo alla volta della Nazionale. Alla Juve restava l’amaro in bocca di aver sciupato la possibilità di disputare una finale nel proprio stadio davanti ai propri tifosi. Quest’anno il teatro della finale sarà la Puskas Arena di Budapest. Ma la buona prova, di voglia e di carattere, con il Psg non basta. Le squadre che disputeranno la “coppa minore” non sono affatto minori. La Juventus dovrà ritrovare se stessa se vorrà giocarsi le proprie carte e concedersi nuovi e comunque stimolanti palcoscenici europei.