Il centrocampista juventino si racconta in una interessante intervista rilasciata al francese L’Equipe affrontando temi che spaziano dalla Nazionale al pallone d’oro ed al rapporto con il club bianconero confermando, ancora una volta, di voler proseguire la propria carriera con la vecchia Signora: “Se sono rimasto a Torino è anche perché c’era l’Europeo. A volte è difficile cambiare a un anno da una competizione così importante e adattarsi a un nuovo club. È stato un aspetto importante della mia riflessione”. “Sono migliorato tatticamente, nella riflessione, nello sviluppo del gioco, nella costruzione delle azioni, per poter leggere gli spostamenti degli avversari e della mia squadra. E anche fuori dal campo” continua Rabiot, dichiarando inoltre di sentirsi intimamente legato con la maglia della Juventus: “A volte ho l’impressione di sapere come i giocatori si muoveranno. Su certi spostamenti mi trovo nel posto giusto al momento giusto, perché avevo anticipato. Lo devo al lavoro fatto in Italia. Capisco Platini quando diceva che alla Juve chiudeva gli occhi e poteva dire dove si trovavano gli altri 21 giocatori”. Quando L’Equipe affronta il tema del pallone d’oro Rabiot non nasconde la sua amarezza: “La cosa non mi ha lasciato indifferente, anche perché ho fatto un’ottima stagione a livello individuale – ha detto ancora all’Equipe – e vedendo certi giocatori che compaiono ho pensato che non fosse logico. Ma non sono mai stato uno che cerca soddisfazioni individuali, io sono concentrato sul collettivo. Chi decide tutto forse non ha in mente l’intera stagione di un giocatore. A volte possono bastare una o due belle partite in Champions League”.
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