Un’autorete in pieno recupero regala ai bianconeri una vittoria insperata al termine di una gara nella quale hanno sofferto la vivacità dei padroni di casa. Nella consueta rubrica del giorno dopo analizziamo i principali spunti tattici offerti dal match del Franchi.
4-3-3 VS 3-5-2 – La squadra di Vincenzo Italiano affronta il match con la Juventus con il solito e ben rodato 4-3-3: Igor e Milenkovic centrali di difesa, Torreira, Bonaventura e Castrovilli in mezzo al campo, Saponara e Ikonè a supporto di Piatek. L’emergenza infortuni limita le scelte di Massimiliano Allegri che opta per un più guardingo 3-5-2 con de Ligt unico centrale di ruolo supportato da Danilo e De Sciglio, Pellegrini e Aké esterni, Kean e Vlahovic coppia d’attacco. Fin dai primi minuti si comprende come la gara sia stata pensata da entrambi i tecnici sui singoli duelli nei reparti chiave del campo. Spiccano in particolar modo quelli tra i centravanti e i difensori centrali. de Ligt riuscirà ad avere la meglio su Piatek prima e su Cabral poi. Milenkovic e Igor concederanno pochissimi tocchi di palla ai due attaccanti bianconeri. Il match è di quelli intensi, con le due squadre che non si risparmiano nel tentativo di trovare il vantaggio. La Fiorentina si fa preferire sul piano del palleggio in velocità peccando, però, nell’ultimo passaggio. Il ben noto pressing alto voluto da Italiano produce effetti positivi per la squadra di casa, vicina al gol nel primo tempo quando Perin sbaglia un rinvio con i piedi e consegna di fatto il pallone a Bonaventura, in quella circostanza vertice alto della ragnatela di pressione viola. I bianconeri si affidano al lancio lungo per le punte e alle (rare) progressioni palla al piede di Pellegrini e Rabiot.
I DUELLI – Come anticipato sopra, le due squadre si sono annullate per un sostanziale equilibrio nei duelli. La Juventus ha faticato a tessere azioni pericolose perché preoccupata a schermare le iniziative avversarie in mediana e sulle fasce. A centrocampo la parità numerica tre contro tre veniva di volta in volta modificata dalla sovrapposizione degli esterni. Saponara arginava agilmente il molle pressing di Aké e forniva a Bonaventura e compagni una valida alternativa per lo scarico della palla. Dalla parte opposta un ispirato Ikoné seminava il panico nella retroguardia avversaria, in più di un’occasione. Pellegrini e De Sciglio hanno faticato, e non poco, a contenere il dinamismo e la visione di gioco del calciatore francese. per loro fortuna, l’esterno viola ha sbagliato la conclusione non trovando mai lo specchio della porta. Un attento de Ligt ha preso in consegna la punta avversaria sottraendo ad Ikoné un’alternativa di passaggio. Ed è stata una costante dell’intero match: la Fiorentina ha calciato molte volte ma mai con il centravanti. Le conclusioni della squadra di Italiano, soprattutto quelle dalla distanza, sono state talvolta forzate dalla densità centrale creata dagli uomini di Allegri. Locatelli non ha brillato davanti alla difesa, subendo molto il raggio d’azione di Bonaventura. Quando, invece, si è invertito con Arthùr la sua prestazione è migliorata notevolmente, seppur l’ex Sassuolo non sia riuscito a supportare con frequenza le punte. Viceversa, Arthùr è sembrato molto più lucido nella prima impostazione del collega italiano: buon senso della posizione, agonismo e protezione della palla si sono rivelate le sue caratteristiche migliori in una partita dove c’era tanto da lottare.
LA SVOLTA – Se dovessimo individuare un momento chiave dell’incontro – lo confessiamo – andremmo in grande difficoltà. Non possiamo però non segnalare l’ingresso di un più esperto Juan Cuadrado per un Aké volenteroso ma nella sostanza fuori dalla partita. Il colombiano modifica l’inerzia dei successivi duelli sulla fascia di competenza. In particolare, Biraghi, prima più propositivo, ha arretrato il proprio raggio d’azione per timore di subire la sua velocità. La Fiorentina non si è comunque disunita e ha preso ad uscire con il palleggio dalla propria trequarti. Il timido pressing abbozzato dagli uomini di Allegri nella ripresa, non ha sortito, infatti, gli effetti sperati. Il lavoro di Piatek di sponda sarà fondamentale per allargare il gioco sull’esterno e permettere, nel frattempo, il movimento di almeno un centrocampista tra le linee. Quando la partita sembra poter incanalarsi sui binari di un pareggio a reti inviolate, succede l’episodio che rovescia l’epilogo più scontato. La Juventus, rinunciataria e in grande difficoltà per tutti i 90′, imbastisce l’azione migliore della sua gara: Locatelli cerca e trova in verticale Rabiot, che si è mosso bene tra le linee; pallone del francese per Cuadrado che fa partire il cross teso sul quale il mancato intervento di Milenkovic fa impattare male Venuti che spedisce il pallone nella propria porta. La manovra finale ci dà la conferma che se vuole la squadra di Allegri può trovare una manovra più convincente e meno timorosa. C’è luce oltre la pura fase difensiva. Ma, con molta franchezza, oggi non si poteva chiedere di più.