Tre punti importanti per i bianconeri che si rimettono in scia del carrozzone Europa e continuano a coltivare speranze di piazzamento prestigioso. La vittoria giunge senza troppi rischi ma con un atteggiamento che convince a metà. Ancora una volta la squadra di Allegri rimane troppo attendista alla ricerca dell’episodio favorevole. Vediamo alcune chiavi tattiche del match nella consueta rubrica del giorno dopo.
OTTIMA PARTENZA – L’avvio di gara al Dall’Ara è positivo nonostante le assenze degli interpreti fondamentali per il gioco di questa Juventus. Dovendo rinunciare a Dybala e Chiesa, Allegri disegna un interessante 4-3-3 che imposta con il tridente dai ruoli non rigidi Bernardeschi-Morata-Kean. Il dinamismo dei tre davanti è la chiave di volta dei primi minuti. La velocità degli attaccanti è, infatti, la risorsa più cercata dai bianconeri, quella che più ha creato problemi alla retroguardia di Mihajlovic. Un recupero palla di Mckennie e Arthùr può innescare la ripartenza in campo aperto: Morata guadagna metri preziosi con l’attacco alla profondità per vie centrali (vedi la prima slide) e porta palla fino al limite dell’area, scarico per Bernardeschi sulla destra e taglio nell’area piccola da grande attaccante; l’ex viola (il numero 20 nella seconda immagine) vede il movimento e serve un cioccolatino da scartare per l’uno a zero. La Juventus sembra poter arrivare in porta agevolmente dopo aver individuato tale lacuna nel corridoio centrale rossoblù: il Bologna si è dimostrato fragile nelle marcature preventive e prestava spesso il fianco alla ricezione libera di Morata e alla sua capacità di avviare la ripartenza.


VERA PUNTA CENTRALE – Se c’è stata una costante negli schemi tattici di Allegri, essa si può rintracciare nel ruolo dell’attaccante centrale. Che sia Dybala o, come a Bologna, Morata, il lavoro richiesto è sempre quello di regista aggiuntivo, direttore d’orchestra della manovra. L’argentino svolgeva il compito con lanci e aperture che il suo mancino gli consentiva. Morata lo interpreta altrettanto bene, con buona personalità e con un’inedita abilità spalle alla porta. La slide successiva ci fornisce una ricostruzione di un’azione di qualche minuto successiva alla rete che ha sbloccato l’incontro. Come poco prima, anche in tale occasione l’ex Real Madrid è chiamato ad impostare la manovra con una ricezione nel cerchio di centrocampo. I movimenti dei compagni sono tutte interessanti soluzioni: un volenteroso ma poco incisivo Kean (soluzione n°1) attacca la fascia di propria competenza; Adrien Rabiot (soluzione n°2) si fa vedere in una delle rare sgambate coast to coast di una partita nel complesso insufficiente; un vivace Bernardeschi (soluzione n°3) completa in maniera intelligente l’attacco alla profondità dal lato destro. Morata sceglie la quarta strada, facendosi, come in occasione del gol, portatore di palla negli ultimi venti metri avversari. Lo scarico sarà per l’accorrente Rabiot che non troverà la porta.

MURAGLIA ITALO-OLANDESE – Quando la rete e il promettente avvio di partita avrebbero potuto far recitare agli uomini di Allegri il copione più propenso, i bianconeri smettono di giocare e si inebriano di una nebbia che cala fitta su idee e concentrazione. La gestione del palla si fa sempre più faticosa e gli avversari trovano spazi ed intensità. La rovesciata di Svanberg fuori di un soffio è il campanello d’allarme che però non sveglia una Juventus troppo rinunciataria. Per buona metà del primo tempo e almeno un quarto d’ora della ripresa, il Bologna ottiene, minuto dopo minuto, un dominio territoriale che la Vecchia Signora ha concesso previo solito abbassamento vertiginoso del baricentro. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. I buoni spunti dei quali abbiamo parlato sopra sono gli unici degni di nota in una partita che ne poteva regalare molti altri se solo la Juventus non avesse deciso che l’unica modalità per portare a casa il risultato fosse una difesa ad oltranza. Fino ad attendere il provvidenziale lampo di genio che toglie le castagne dal fuoco. Nella serata del Dall’Ara i bianconeri trovano proprio il sigillo di Cuadrado che dà sicurezza ad una squadra in sofferenza e l’ottima prestazione del pacchetto difensivo centrale, capace di schermare l’ultimo passaggio dei felsinei. De Ligt è tornato impeccabile: Arnautovic non crea problemi alla retroguardia ospite proprio per l’eccellente copertura delle linee di passaggio verso il pivot centrale rossoblù. Bonucci completa l’opera con la marcatura su un Barrow reso praticamente nullo nel secondo tempo. La squadra di Allegri costruisce molto poco e continua a fare affidamento su una cattiveria agonistica e un cinismo che non sempre si rivelano risolutivi. A Venezia si era vista una prestazione molto simile a quella di ieri sera. Ma in laguna le occasioni non erano state capitalizzate.