La vittoria dei bianconeri nel derby della Mole ha confermato che, quando serve, essere squadra è il rimedio a qualunque male
COMPATTEZZA. Serviva una risposta da parte del gruppo, è inutile negarlo. Era il solo modo per evitare che tutto crollasse in maniera pressoché definitiva. La vittoria contro il Torino ha regalato un piccolo raggio di sole in mezzo alle oscurità in cui naviga la Juventus quasi da inizio stagione. E’ logico che questo non cancellerà come d’incanto tutti i problemi che affliggono i bianconeri, ma era importante che in qualche modo la squadra reagisse alla doppia sconfitta contro Milan e Maccabi Haifa. Due partite che hanno, in maniera inesorabile, tagliato fuori la Vecchia Signora dalla corsa ai due principali obiettivi della stagione. Lo scudetto ed il passaggio del girone nella massima competizione europea, infatti, già a metà ottobre, possono essere considerati traguardi sfumati, anche se sul tricolore, probabilmente, vige qualche speranza in più. Allegri, insomma, è in qualche modo sopravvissuto alle ultime batoste.
Sarà stata l’aria del ritiro ad aver risvegliato l’antico ardore bianconero? Forse sì, ma serviva quasi toccare il fondo per comprendere davvero l’importanza di essere squadra? Guardare insieme nella stessa direzione è il mantra che dovrebbe far suo ogni gruppo e, sabato sera, il detto ‘l’unione fa la forza’ ha quantomeno funzionato. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. La squadra di Allegri non è crollata nelle solite paure e nella solita apatia che aveva contraddistinto buona parte degli ultimi incontri. Gli errori tecnici e una lentezza di una manovra a tratti soporifera non sono mancati, almeno finché non è salito in cattedra uno dei giocatori dal quale tutti si aspettano sempre qualcosa in più: Dusan Vlahovic, il cui zampino ha regalato tre punti indispensabili alla Vecchia Signora.
A fine partita, l’abbraccio in cerchio con tutta la squadra riunita è il segnale di un primo passo necessario per rialzare la testa. Tutti insieme, insomma, nel tentativo di risollevare una stagione iniziata nel peggiore dei modi. Piangersi addosso non serve a nulla: è solo necessario rimboccarsi le maniche e lavorare per migliorarsi. Con un Chiesa e un Pogba in più pronti ad unirsi a quell’abbraccio che, in fondo, abbiamo percepito tutti.