La sconfitta con il Villarreal ha fatto tornare a galla quei malumori rimasti celati ultimamente dietro vittorie non proprio convincenti. La Champions ha fatto tornare i nodi al pettine.
FALLIMENTO – Dopo Ajax, Lione e Porto, è toccato al Villarreal avere l’onore di eliminare dalla Champions League un club glorioso come la Juventus, imbattibile in Italia nell’ultimo decennio, ma decisamente a poco agio in Europa. La gravità di queste uscite premature sta nel valore degli avversari in primis; squadre decisamente alla portata, chi più chi meno, che hanno imposto la loro filosofia di gioco, facendo letteralmente crollare le certezze che i bianconeri si erano costruiti in Serie A, anche in questa stagione, sebbene si trovassero solo al quarto posto. Perchè sì, la Juventus veniva da una serie importante di vittorie e risultati utili consecutivi, che, complici gli acquisti di gennaio, avevano rivitalizzato l’ambiente, convinto di non dover trascorrere un’altra nottataccia europea, almeno non così istantaneamente. Proprio ciò che è accaduto invece, con un’ulteriore beffa: Allegri e la sua Juve sono stati eliminati dal loro stesso gioco, venendo cotti a fuoco lento da quel vecchio volpone di Unai Emery, abile a leggere in corso la situazione e a ribaltare l’inerzia del match con i cambi, battendo sul tempo il tecnico livornese.
Allegri ha certamente la sua bella fetta di responsabilità, specialmente per la gestione dei cambi nella ripresa e per l’andamento del secondo tempo in generale. Dopo un’ottima prima frazione, in cui si è forse ammirata la Juventus più propositiva e spavalda della stagione, nella ripresa gli uomini di Max si sono spenti pian piano, quasi come se la spia della riserva si fosse accesa anzitempo: gli attacchi sono diminuiti, l’intensità e il ritmo sono man mano calati, la brillantezza fisica e mentale è venuta meno, fino ad arrivare al disastroso finale di cui già conosciamo l’epilogo. E’ come se la Vecchia Signora si fosse addormentata fra i fantasmi del passato, palesando mancanza di coraggio e intraprendenza, e l’uomo al timone non è stato in grado di trovare la giusta pozione per risvegliarla, dando modo ad Emery e al Villarreal di insinuarsi lentamente fra le faglie del sistema di gioco allegriano, tremendamente discontinuo ed improvvisato. Eppure delle avvisaglie si erano presentate, vedi le vittorie fortunose e poco convincenti contro Empoli, Fiorentina e Spezia che avevano gettato fumo negli occhi ai più. Dopo non aver sbloccato la gara nei primi 45 minuti, come probabilmente si era prefissata, la Juventus è andata in tilt, manifestando tutte le insicurezze che la caratterizzano da qualche anno a questa parte. E a completare la frittata è stata poi l’apparentemente ritrovata fase difensiva, con Rugani e De Ligt smarritisi nel momento clou del match e protagonisti di due disattenzioni fatali, in particolar modo la prima.
Poco cinismo e difesa ballerina, è sembrato di trovarsi di fronte la Juve di inizio stagione. I limiti, seppur smussati nel prosieguo dell’annata, restano i soliti, e il fatto che siano stati smascherati in Europa ci conferma quanto il calcio italiano sia, in questo momento storico, un metro di giudizio di scarso valore. In Champions League serve una filosofia calcistica differente, non improvvisabile, ma da coltivare nel tempo, cosa che Madama non è stata in grado di fare.