La Juventus impiega 96 minuti per trovare il gol della vittoria contro l’Hellas Verona e si gode qualche ora al primo posto in classifica
Fa un certo effetto rivederla li’ da sola davanti a tutti, eppure dopo 10 giornate di Serie A, la Juventus di Massimiliano Allegri guida la classifica grazie al quinto risultato utile consecutivo con il successo casalingo sull’Hellas Verona. Ci sono voluti 96 minuti di gioco per abbattere il fortino costruito dagli uomini di Baroni che hanno giocato un ottima gara, interpretando al meglio una partita di corsa e sacrificio che stava per materializzarsi in un prezioso pareggio. Nel forcing finale bianconero è arrivata la zampata vincente che nasce da un cross di un Federico Gatti sempre più leader di questa squadra, uno stacco imperioso di Arek Milik che in 10 minuti si è reso più pericolo si Vlahovic nei restanti 80 minuti e nella carambola che ha visto premiare la caparbietà di Andrea Cambiaso che ha spinto in rete un gol dal peso specifico molto pesante. Primo gol in bianconero per l’ex difensore del Genoa, subentrato bene ad un Kostic che ha funzionato a corrente alternata.
Funziona sempre nel migliore dei modi la difesa della Juventus, imbattuta ormai da 5 giornate e da quell’autogol di Federico Gatti che sembra un lontano ricordo per tutti. Da quel brutto episodio è passato oltre un mese, un mese in cui i bianconeri hanno blindato la porta difesa da Szczesny e in cui hanno raccolto 4 vittorie ed un pareggio. Nonostante l’assenza di Danilo, la difesa ha riscoperto in Rugani un’affidabile comprimario e sia Gatti che Bremer hanno alzato il livello delle prestazioni. Nel match contro il Verona, si è ripetuto con un timing differente lo stesso episodio di San Siro con Szczesny protagonista di un intervento salva risultato che poteva modificare il piano tattico del match e invece i guantoni del portiere polacco che hanno respinto la girata di Bonazzoli risultano decisivi ai fini del risultato finale. Non ha funzionato benissimo l’atteggiamento di alcuni interpreti, con i bianconeri molto rapidi nel trovare soluzioni nei primi minuti di gioco ma il livello dell’intensità si è spento con il passare dei minuti e con l’avanzamento del baricentro della squadra ospite che nel proseguo del match ha sofferto meno le iniziative dei calciatori juventini.
Deve ancora crescere tatticamente Timothy Weah, molto bravo nel dialogo con i compagni in zona offensiva ma troppo incerto in fase difensiva dove è apparso un po’ meno sicuro. Altra buona prestazione invece del suo alter-ego, Weston McKennie sempre più a suo agio nel ruolo di esterno di destra e apparso ancora in palla nonostante il suo cambio di ruolo a partita in corso.
124 partite dopo l’ultima volta la Juventus ritrova il primo posto in classifica malgrado l’astinenza dal gol dei suoi attaccanti che stanno vivendo momenti di forma molto diversi. Straripante Moise Kean che fa il bello e il cattivo tempo, trascinandosi a tratti da solo l’intera difesa veneta come in occasione del gol realizzato nel primo tempo in cui scherza con Folorunsho e poi è bravo e caparbio nel dribblare un altro avversario e mettere il pallone alle spalle di Montipò. Ma un mezzo tacco in posizione di fuorigioco ravvisato dal VAR gli annulla la gioia del gol.
Stesso risultato e stessa gioia spezzata a metà nella ripresa dove il suo stacco imperioso di testa sul cross perfetto di McKennie viene annullato per una sbracciata irregolare di Moise ai danni di Faraoni.
L’attaccante italiano è nettamente il migliore dei suoi per 60 minuti di gioco, poi deve ancora fare uno step da un punto di vista mentale però segnare due gol e vedersi togliere la marcatura per due volte in un’oretta di gioco è un aspetto che condizionerebbe chiunque.
Bocciato Dusan Vlahovic che in 80 minuti palesa tutti i suoi limiti caratteriali dove non riesce ad incidere in zona gol ma riesce quanto meno a dare una mano alla manovra bianconera. La solita prestazione non convincente dell’attaccante serbo che dopo la doppietta alla Lazio si è fermato in termini di gol e non segna quindi da ben 6 giornate.
Ottimo invece l’impatto sul match sia di Milik che prima di entrare nell’azione del gol costruisce un ottimo assist ad Yildiz con un altra bella torre di testa, sia di Federico Chiesa che riesce a lasciare il suo impatto sulla partita con tentativi continui e pericolosi.
Infine due parole su Massimiliano Allegri, il re del pragmatismo all’italiana. La sua Juventus non è bella da vedere e anche contro l’Hellas non convince dal punto di vista del gioco, ma è tremendamente pratica. Dal punto di vista delle occasioni da gol, dopo due reti annullate e 30 tiri in porta, meriterebbe di trovare l’episodio molto prima del 96′ ma la sua squadra resta attaccata alla partita anche dal punto di vista mentale. E Max ci mette del suo con i cambi che riescono a dare quella spinta finale che si materializza con un gol che riporta per almeno qualche ora la Juventus in testa alla classifica e rilancia almeno per qualche settimana la Juve in lotta per la zona Scudetto.
Con una squadra che deve fare i conti con defezioni importanti, con un Vlahovic che continua ad avere difficoltà e in attesa che il mercato dia qualche variante in più in mezzo al campo, scusate se è poco.