Il calciatore e presidente della Juventus ci lascia all’età di 92 anni, a pochi giorni dal suo compleanno, il 4 luglio. Muore l’uomo simbolo dei colori bianconeri e del calcio italiano. Rivolgo un saluto affettuoso alla famiglia con queste mie parole tremolanti e indirizzo la mia mente a te, Giampiero, sempre vivo nei pensieri del tuo popolo bianconero.
CIAO PRESIDENTE – E’ complicato scrivere oggi. Lo confesso. E questo che avrebbe dovuto essere il mio centesimo pezzo firmato per Mondobianconero l’avrei immaginato certamente diverso. Forse avrei fatto il punto della situazione sulle ultime voci di mercato o forse un’analisi tattica della posizione in campo di Locatelli. O magari una scheda aggiornata sulle ultime in vista dell’impegno azzurro di domenica con il Galles. Mai avrei pensato di dover apprestarmi a scrivere quest’oggi, davanti al computer, un commiato nei confronti della Juventus. Perché tale grandezza aveva raggiunto Giampiero Boniperti. Un uomo che non rappresentava la Juve, ma che era egli stesso la Juve. E il destino, sempre beffardo e sorprendente, ha voluto che raggiungessi questo mio piccolo traguardo nel giorno della scomparsa del più grande bianconero di tutti i tempi. Mi tremano le mani, probabilmente non sarò all’altezza delle grandi penne che sapranno guidare sapientemente i pensieri, raccogliere le idee e i ricordi di vita vissuta ed omaggiare Boniperti nella maniera più consona ad un pezzo di storia del calcio italiano. Coniugando magari, la freschezza narrativa a tutta la sensibilità del caso. Il mio ricordo di Giampiero Boniperti è legato a due momenti che porto con me e custodisco con premura. Non ho avuto l’onore di poter conoscere di persona il presidente ed è un grande rimpianto per me che muovo i primi passi nel mondo del giornalismo sportivo.
IL MIO BONIPERTI – Il primo ricordo di Giampiero Boniperti è legato a mio padre, a mio zio e a mio nonno, che non c’è più da troppi anni. Avevo otto anni e, seduto sul divano, aspettavo il momento buono per proporre a mio zio di inserire nel suo videoregistratore la VHS con i gol più belli della Juventus, in un appuntamento che si è reiterato per numerosissimi pomeriggi della mia infanzia. “Ieri è toccato alla rete di Zidane con la Reggina, oggi?”. “Oggi, Boniperti”. Sarà per l’assonanza con il generale francese, ma quel nome affascinava la mente di me bambino che non vedeva l’ora di assistere alle gesta balistiche dei beniamini in maglia bianconera. Le immagini di un calcio d’altri tempi scorrevano, mentre la mia famiglia mi spiegava con dovizia di particolari di un mitico trio delle meraviglie nel quale oltre al già citato Giampiero, figuravano un certo Sivori e un certo Charles. Un reparto d’attacco formidabile che aveva in Boniperti un goleador implacabile. Soltanto dopo scoprirò che un altro campione, tale Del Piero Alessandro da Conegliano, avrebbe ereditato fascia da capitano e leadership per guidare la Vecchia Signora verso traguardi sempre nuovi. Per il secondo momento del mio personale omaggio bisogna giungere alla storia più recente e fermarsi a undici anni fa. Era l’8 settembre 2011 e la Juventus si preparava a presentare ai suoi tifosi il nuovo modernissimo impianto, sorto nella zona del vecchio Delle Alpi. Ad inaugurare la nuova casa bianconera, una panchina, memore di quella sulla quale i liceali del D’Azeglio fondarono la Juventus, e due personaggi che a questi colori dedicheranno tutta la vita. Uno è Del Piero, l’allora capitano del presente, l’altro è Giampiero Boniperti, calciatore prima, presidente e onorario poi. Quello scambio di battute tra i due, quei sorrisi, quell’orgoglio di chi sa di aver dato tanto al Club e ai tifosi. Non posso dimenticare quei momenti tanto coinvolgenti da un punto di vista squisitamente emotivo. “Ciao a tutti”, esordisce Del Piero, con la voce rotta dall’emozione mentre consegna a Boniperti uno storico cimelio. Si tratta di un pallone d’altri tempi, da museo se preferite, con il quale tutto è cominciato. Ancor più emozionato Giampiero, con il sorriso che lo contraddistingue, prende la parola tra il boato dei bianconeri sugli spalti. “Un affettuoso saluto a tutti, ho scelto di raccontarvi del 4 giugno 1946, il mio primo incontro con la Juve. E dopo 65 anni sono ancora qui per abbracciarvi tutti”. Abbracciaci ancora, presidente. Bianconero per sempre. Abbraccia tutti con il tuo motto che ben conosciamo e che correda le pagine più luminose della storia del Club. Ciao Giampiero, ciao presidentissimo.