Andiamo a scoprire le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
VERONA – Una Juventus ferita nel profondo dopo la sconfitta casalinga con il Sassuolo, si appresta a partire alla volta di Verona per affrontare l’Hellas di Igor Tudor. Non proprio un bel momento per affrontare gli uomini del tecnico croato, reduci da una schiacciante vittoria per 4-1 sulla Lazio e un pareggio sul difficile campo dell’Udinese. Andiamo a scoprire i dettami tattici impartiti dall’ex vice allenatore della Juve nel mandato di Andrea Pirlo.
MODULO E POSSESSO – L’Hellas Verona ha dovuto far fronte all’addio del suo condottiero Ivan Juric, ripiegando su Eusebio Di Francesco durante l’estate. Tuttavia, il tecnico ex Roma è stato il primo allenatore esonerato in Serie A in seguito a risultati deludenti e al di sotto delle aspettative. La scelta per il suo sostituto è ricaduta su Igor Tudor, allenatore con un trascorso all’Udinese (come tecnico) e alla Juventus come tecnico in seconda. Il croato ha voluto adottare lo stesso sistema di gioco utilizzato lo scorso anno dal suo connazionale: 3-4-2-1. I tre difensori centrali sono i primi ad iniziare l’azione, infatti i gialloblu cercano spesso la costruzione dal basso più che il lancio verso la punta. Gli esterni di centrocampo (Faraoni e Lazovic) sono molto abili in fase di spinta e spesso vengono cercati sulla profondità per sfruttare la loro velocità. A centrocampo è Veloso a dettare i tempi di gioco, mentre l’altro mediano (Ilic o Tameze a seconda della partita) sono per lo più centrocampisti di rottura. Importante l’azione delle due sottopunte: spesso e volentieri abbassano il loro raggio d’azione per dare una mano nel giro palla, creando spazio per l’inserimento degli esterni lateralmente e per il mediano centralmente. Caprari è uno dei giocatori da tenere d’occhio: baricentro basso, abilità nella conclusione e nei dribbling, lo rendono uno dei più pericolosi.
NON POSSESSO – In fase di non possesso, il Verona adotta uno stile aggressivo, con continui raddoppi sul portatore di palla in modo da indurlo all’errore o almeno al retropassaggio. La linea difensiva resta molto alta e gioca con la linea di centrocampo quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Simeone (la punta centrale) è un centravanti molto generoso in non possesso e la sua azione, oltre a creare disturbo all’impostazione dei centrali, aiuta tutta la squadra ad alzare la pressione. Gli esterni offensivi vengono dentro al campo per dare densità alla zona centrale e costringere la squadra avversaria ad andare sull’esterno: qui il mediano di competenza scala sul lato palla e crea superiorità con la collaborazione dell’esterno di centrocampo. I tre braccetti di difesa si dividono i compiti in modo scrupoloso: il centrale va in marcatura sul centravanti, l’altro sul lato debole va in copertura qualora il compagno non riuscisse ad anticipare l’attaccante, mentre quello sul lato forte avanza la sua posizione fornendo supporto sulla fascia.