La sconfitta contro l’Hellas certifica il momento da horror della Juventus
AGRODOLCE – Mentre il mondo intero festeggia Halloween, c’è chi oggi si è svegliato con ben poco da celebrare. La sconfitta della Juventus in casa dell’Hellas Verona di Igor Tudor, la seconda consecutiva per i bianconeri, è ben più di un campanello d’allarme. L’allenatore croato, ex bianconero, ha anticipato il dolcetto o scherzetto tipico della festa, portando via il buon sapore dei tre punti e mettendo nei guai la sua vecchia squadra, con la quale l’anno scorso, di questi tempi, viaggiava a un ritmo decisamente migliore nonostante tutte le difficoltà del caso. Così, alla Juventus, arrivano puntuale gli spettri: quelli di una stagione che, già a fine ottobre, rischia di vederla tagliata fuori dalla corsa scudetto, ma non solo. Le critiche non hanno risparmiato nessuno: Allegri viene accusato di non aver dato un gioco alla squadra, ai giocatori viene rimproverato di non essere all’altezza, nè tecnicamente nè caratterialmente. Infine, la società, colpevole di aver peccato di leggerezza e superbia nel ricostruire un ciclo che, finora, si sta dimostrando poco efficace.
FILM HORROR – La partita di ieri sera ha preso sin da subito la piega dei più classici film dell’orrore, un must di questo periodo dell’anno. L’uno due di Simeone in quattro minuti ha spaventato tutti, inibendo qualsiasi reazione per la restante mezz’ora della prima frazione di gioco. E il Bentegodi si è trasformato in una casa infestata e maledetta: la traversa colpita da Dybala, che poteva riaccendere le speranze nel primo tempo, ne è la prova evidente. La ripresa, seppur con un accenno di reazione dovuto più a inerzia che ad altro, ha certificato la mancanza di idee tra i bianconeri, come se si fossero presentati alla festa indecisi su quale costume indossare, e alla fine avessero optato per andarci vestiti normalmente, spenti e senza idee. L’ingresso del maghetto McKennie ha risvegliato gli animi ma, come è spesso capitato, lo ha fatto troppo tardi. La Juventus torna a Torino con zero punti e con la vetta potenzialmente a sedici lunghezze. Una montagna da scalare sempre più impervia soprattutto se, durante il tragitto, si incontrano gli spettri.