La sua esperienza al Chelsea dal 2017 al 2019 è stata un fallimento totale. Ricostruiamo tutto ciò che gli è successo a Londra
SERATACCIA – Il freddo di Londra e uno Stamford Bridge caldissimo hanno costipato la Juventus, come se avesse preso una brutta febbre a causa dello sbalzo termico. Una sconfitta pesante quella subita ieri per 4 reti a 0, ancora più pesante per un giocatore come Alvaro Morata. L’attaccante spagnolo è stato uno dei pochi a cercare di impensierire i ‘blues’ e al netto di un Thiago Silva monumentale, avrebbe segnato un gol importantissimo per il suo morale, oltre che per il punteggio. Un gol in quello stadio, davanti a quei tifosi, sarebbe stata la rivalsa attesa per due lunghi anni. Alvaro è l’ex più discusso della gara: ad ogni tocco di palla, i supporters inglesi lo subissano di fischi e ‘buu’ assordanti. Lui sgomita, lotta, prova a farsi largo tra i giganti (calcisticamente parlando) in maglia blu, senza particolare successo. La sua voglia matta di voler azzittire il pubblico di Stamford Bridge svanisce al minuto 67, quando la squadra è già sotto 0-3 e la sua partita è terminata per far spazio a Moise Kean. Facciamo un ‘recap’ di perché il numero 9 bianconero ha rivissuto un vero e proprio incubo nella ‘Caporetto’ di ieri.
PASSATO IN BLUES – Dopo aver lasciato la Juventus nel 2016 e averla battuta nella finale di Champions del 2017 con la maglia del Real Madrid, il Chelsea ha bussato con forza alla porta dei ‘blancos‘ per accaparrarsi il bomber madrileno. 64 milioni di euro è la cifra con cui Roman Abramovic riesce a portare lo spagnolo in Inghilterra: l’investimento è corposo e le aspettative su di lui non possono essere da meno. Pronti via e al suo esordio in maglia ‘blues’ non fa presagire nulla di buono: subentra a Batshuayi nella finale di Community Shield e, arrivati alla lotteria dei rigori, sbaglia il penalty che consegna ai rivali dell’Arsenal il trofeo. Un rigore lo può sbagliare chiunque, pazienza. La stagione entra nel vivo e Morata segna con un buon ritmo: gol contro il Burnley, tripletta allo Stoke City, gol all’Atletico Madrid in Champions League. Le reti a fine stagione saranno 15 in 48 presenze totali tra Premier League, Carabao Cup, FA Cup e Champions. I problemi arrivano nella stagione successiva, perché il campo non lo vedrà quasi mai più. Racconterà anni dopo che quella stagione e quell’esperienza in quel di Londra fu ‘il periodo più infelice della sua carriera‘. In varie interviste, le rivelazioni di Alvaro riguardo a quel periodo furono a dir poco sconcertanti:
“Non sono mai stato depresso in vita mia, ma in quel periodo ci sono andato molto vicino. In alcune partite in Inghilterra avevo l’impressione che quando non sfruttavo un’occasione, i miei compagni di squadra mi guardassero e sapevo che pensavano che non avrei combinato nulla di buono. Stavo impazzendo, ho avuto un brutto periodo, ho detto a mia moglie che saremmo andati il più lontano possibile a Gennaio perché non riuscivo a gestire la pressione.”
PSICOLOGO – In seguito, l’attaccante della nazionale spagnolo ha rivelato di essersi affidato ad uno psicologo per poter andare avanti e superare il momento negativo della sua vita. Lo specialista è stato una figura fondamentale per la sua ripresa, ma soprattutto per evitare di cadere definitivamente nel vortice oscuro e angusto chiamato ‘depressione’. La partita di ieri doveva chiudere definitivamente un cerchio col passato, sarebbe stato bello vederlo azzittire tutti i suoi detrattori. E magari, anche qualche ex compagno di squadra.