Vi racconto una barzelletta. Ci sono un brasiliano, un francese, un marocchino e un italiano. Il brasiliano è un terzino e sta orchestrando un disimpegno difensivo nella propria area di rigore. Il francese è un suo compagno di squadra che sta per ricevere il passaggio del brasiliano. Il marocchino approfitta della disattenzione del francese e gli soffia il pallone. Fuor di ironia, il brasiliano è Alex Sandro e il francese Adrien Rabiot e insieme stanno confezionando un goffo tentativo di uscita palla al piede, al minuto 58 di Chelsea-Juventus. Il marocchino, Hakim Ziyech, ringrazia perché quella riconquista alta del pallone varrà la terza rete dei Blues a Stamford Bridge. Manca l’italiano che, tra un motto arguto e una bravata risolutiva, traccia l’epilogo di tutte le barzellette. L’italiano sta a guardare inerme il rovinoso concretizzarsi di una disfatta che fa perdere alla Juventus anche la prima piazza del raggruppamento di Champions League. E’ Allegri e manca davvero a questa squadra. O meglio, manca qualcuna delle sue trovate. Manca quel quid plus che, superato il mero difensivismo di base, rompe la monotonia ed emerge altissimo dagli schemi convenzionali. Ricordate quella soluzione geniale che permise al gruppo della sua precedente gestione di far coesistere Mandzukic e Higuain con Dybala e Cuadrado nel 4-2-3-1 stellare del tecnico livornese? Con un’intuizione brillante, quel volpone di Max aveva carpito e incoraggiato la naturale inclinazione dell’ariete croato al sacrificio. E il gioco era fatto: Mandzukic esterno sinistro nei tre uomini a supporto della prima punta.
Quella lampadina che aveva illuminato il cammino dei bianconeri sembra oggi una pallida fiammella per un allenatore che non sta apportando niente di suo ad una rosa che non possiederà la qualità delle altre da lui gestite ma che, quando scende in campo, non può esprimere il nulla. Il foglio bianco. La qualificazione agli ottavi non basta. La distanza dalla vetta della classifica in campionato e i risultati altalenanti delle ultime settimane testimoniano di come soltanto in parte questa Juventus parli la lingua del tanto propagandato corto muso. L’attenzione maniacale per la fase difensiva veicola un certo dettame tattico immediatamente riconducibile a Massimiliano Allegri ma aspettare e ripartire, con poche idee e molta confusione, appare più il quieto adagiarsi sulle peculiarità di una rosa di giovani contropiedisti che il sincero credo calcistico di un allenatore vecchio stile. Il dogma dell’allenatore toscano non si esaurisce nella cura della fase di non possesso. E’ essa punto di partenza e non d’arrivo. Se, infatti, mister Allegri predica miglioramenti dal punto di vista della tecnica, significa che dalla sua Juventus si aspetta molto di più con la palla tra i piedi. Il successore di Pirlo si dimostra non meno in difficoltà dell’esordiente bresciano, forse sopravvalutando gli uomini a disposizione o forse sopravvalutando le proprie capacità di venire a capo di una situazione più spinosa del dovuto. Oggi esce All or Nothing, la docu-serie di Amazon Prime sulla Vecchia Signora che svela i retroscena dello spogliatoio bianconero durante i più delicati momenti della passata stagione. E se la curiosità di indagare le ragioni dietro ai tanti alti e bassi della gestone Pirlo sarà presto sanata, dal canto nostro auspichiamo l’arrivo di una seconda stagione dedicata all’annata attuale: incontenibile il desiderio di sapere che aria possa tirare oltre i cancelli della Continassa e in che modo la squadra stia preparandosi all’appuntamento con il “dentista” Atalanta.