Riparte il campionato e riparte la nostra rubrica dedicata alla tattica. La Juventus di Massimiliano Allegri esce vincitrice dal confronto con la Lazio di Sarri. Scopriamo perché.
SCHIERAMENTO – L’assenza di Dybala lasciava presagire più di una difficoltà nella costruzione del gioco e nel possesso palla efficace, quello negli ultimi trenta metri. I timori della vigilia si sono rivelati fondati ma la squadra di Allegri ha avuto nei primi 15 minuti anche qualche problema di troppo nella fase difensiva. Il 3-5-2 disegnato dal tecnico livornese ha palesato tanti limiti nel fraseggio a centrocampo dove Locatelli, Mckennie e Rabiot hanno fatto fatica a contenere il palleggio veloce degli omologhi biancocelesti. La linea a 3, che diventava a 5 in fase di non possesso, era bassa, come più volte accaduto in questa stagione. La svolta arrivava nel momento e nel modo più inaspettato. Un episodio negativo quale l’infortunio di Danilo dopo un quarto d’ora costringeva, infatti, Allegri a trovare una soluzione diversa dal cambio ruolo per ruolo. Lo stop del brasiliano e l’ingresso di Kulusevski hanno modificato lo schieramento precedente in un 4-3-3 più vivace. L’impostazione della gara bianconera non è cambiata in fase di possesso ma con il nuovo modulo i bianconeri hanno ritrovato lo smalto e la solidità dietro. Per la verità un accorgimento tattico ricorrente si era già intravisto nei primi minuti, quando ancora Danilo era in campo. Il duo di centrali in mediana formava una linea serrata con quella dei difensori mentre sulle fasce la squadra di Allegri adottava degli interessanti triangoli di copertura delle linee di passaggio sfruttando la complicità di Chiesa e Morata. La slide seguente mostra bene la soluzione praticata sul versante di destra durante una delle prime azioni manovrate della Lazio.

I SINGOLI – Le combinazioni rapide per vie centrali della Lazio si sono infrante contro il muro bianconero anche grazie ad una prestazione sontuosa di Bonucci e de Ligt, abili nell’arginare gli uomini più offensivi della squadra di Maurizio Sarri. Vale, allora, la pena spendere due parole sulla gara di alcuni calciatori della Juventus e verificare il loro apporto nello scacchiere tattico di ieri sera. La coppia di centrali di difesa ha fronteggiato una Lazio orfana di Immobile. Felipe Anderson e Pedro hanno raramente occupato l’area di rigore, presidiata dal duo invalicabile. Le azioni dei padroni di casa si concludevano con il cross in mezzo, facile preda della retroguardia ospite: sono 10 le spazzate complessive di Bonucci e de Ligt su 26 cross dei biancocelesti. Il reparto di centrocampo ha dato una grossa mano con l’occupazione degli spazi e la brillante copertura delle linee di passaggio avversarie. Tanti i contrasti vinti, tante volte i centrocampisti bianconeri sono arrivati prima sulle seconde palle. Segnali incoraggianti sono giunti da un Rabiot in crescita col passare dei minuti, favorito anche dall’andamento di una partita che si è fatta via via più consona alle sue falcate coast to coast. Il numero 25 ha schermato le iniziative avversarie, costringendo Milinkovic e compagni al tocco in più. Sempre puntuale a sporcare le azioni biancocelesti e a far ripartire i suoi, nella foto successiva si vede proprio il suo apporto alle ripartenze della Juve. Se nelle altre gare della stagione si rimproverava a Rabiot la scarsa partecipazione alla fase di possesso, ieri sera l’ex Psg ha assolto con costanza ai propri compiti nella trequarti avversaria. Assieme a Chiesa e Pellegrini, il francese ha dato sostanza alle ripartenze bianconere con un’inesauribile motorino votato al sacrificio. Una nota per Allegri, Rabiot rende al meglio da interno di centrocampo e non da esterno adattato. Se ne sarà reso conto anche lui.

L’EPISODIO – Ad incanalare il match nei binari più propizi per la Juventus è un clamoroso errore di Cataldi che interviene in modo falloso su Morata. Il centravanti, spalle alla porta, aveva orientato il controllo della palla verso l’esterno dell’area. Il calciatore biancoceleste avrebbe potuto evitare di affondare il colpo, limitarsi a contenere il numero 9 e “accompagnarlo” fuori dagli undici metri. L’arbitro si era perso il contatto Cataldi-Morata ma, richiamato dal Var, ha rettificato la propria decisione assegnando la massima punizione. Aldilà del peso specifico sulla gara, l’episodio ci consente un’ulteriore riflessione sulla fase di possesso condotta dalla squadra di Allegri. Per esprimersi al meglio questa squadra dovrebbe essere più propositiva ma la qualità degli avversari non ha reso possibile un copione tattico differente. Tuttavia, si sono viste azioni ben costruite, dotate di quella fluidità invano cercata dagli uomini di Sarri. Buona la gara di Locatelli, quasi sempre nel vivo dell’azione. I suoi cambi di gioco non sono stati ben interpretati dai biancocelesti. L’ex Sassuolo ha allargato molto spesso la manovra con la complicità degli esterni. In particolare, è da notare la partita di Luca Pellegrini. Dei clienti come Felipe Anderson, Lazzari e Pedro metterebbero sotto pressione chiunque. Il terzino bianconero riesce a limitare i danni come può e a non far mancare il proprio contributo all’azione bianconera. In occasione del fallo di Cataldi, è lui (il numero 17 nel riquadro rosso in basso) a dare respiro all’iniziativa della Juventus ricevendo palla da Chiesa e suggerendo il passaggio giusto a Morata, ben appostato in area avversaria. La Juve ha insomma superato l’ostacolo Lazio con la bravura tattica del saper attendere e ripartire al momento giusto. La sensazione è che il gruppo di Allegri debba trovare altre soluzioni per quelle gare nelle quali è chiamata a dominare possesso e gioco.
