La gara dell’Allianz Stadium è un match senza storia. Lo schieramento disegnato da Allegri schianta il Genoa opaco di Shevchenko. Analizziamo i principali spunti tattici della partita.
AMPIEZZA – La Juventus si affida al 4-2-3-1 che aveva ben figurato a Salerno. Il Genoa rende le cose più semplici con un atteggiamento basso e rinunciatario. Qualche numero fa ben intuire come la gara sia stata a senso unico. 70%-30% il dato sul possesso palla nettamente a favore dei bianconeri. Così come i tiri totali (27 a 0) e quelli nello specchio della porta (12 a 0). Un Sirigu costantemente chiamato in causa e uno Szczesny inoperoso rendono l’idea della supremazia tecnico-tattica dei padroni di casa. Il modulo disegnato da Allegri mantiene il pallino del gioco e i bianconeri tessono interessanti trame offensive senza rischiare praticamente nulla dietro. Le fragilità evidenziate martedì scorso sono state superate da un approccio e una conduzione di gara votati alla propensione nella metà campo avversaria. La palla circolava, infatti, con una certa velocità e i movimenti con e senza palla creavano superiorità nelle zone chiave del terreno di gioco. Molto bene la catena di sinistra con un Bernardeschi particolarmente ispirato e un Pellegrini in grande spolvero. Mentre l’ex Fiorentina svariava molto su tutto il fronte d’attacco, il terzino non disdegnava di attaccare (e guadagnare) la profondità garantendo ampiezza alla manovra. L’immagine seguente mostra una ricostruzione de una proposta bianconera dei primi minuti di gara: Bernardeschi, molto largo a sinistra, trovava il corridoio giusto per la corsa di Pellegrini, bravo poi a servire Dybala al limite dell’area. La sua conclusione terminerà altissima ma lo spunto dalla fascia mancina sarà una costante spina nel fianco della squadra di Shevchenko. Rispetto ad Alex Sandro, il numero 17 ha garantito quella spinta in avanti foriera di tanti potenziali pericoli per la retroguardia ospite.
PROFONDITA’ – Se i movimenti ad allargarsi e gli scambi di posizione hanno regalato alla squadra di Allegri fluidità e varietà di soluzioni, la Juventus è stata molto abile nel lavoro in verticale. Ancora una volta il piglio di Bernardeschi si rivela decisivo nell’occupazione degli spazi e nei passaggi chiave (4) a discapito però di una scarsa incisività sotto porta: 6 le conclusioni del numero 22 mai pericolose. L’iniziativa di un Locatelli vivace e volitivo era spesso la scintilla che avviava l’azione bianconera. il numero 27 era ovunque, sempre nel vivo del gioco: il suo dinamismo permetteva alla Juventus di avere una soluzione di passaggio comoda ma risolutiva anche di situazioni più complicate. Sono stati 94 i passaggi effettuati dall’ex Sassuolo, regista efficace di una manovra convincente. Dai suoi piedi originavano occasioni ghiotte sulla trequarti. I suoi suggerimenti rendevano più rapida la circolazione di palla e meno ridondante la fase di transizione. L’azione che portava al secondo gol della Juve vedeva Locatelli (il numero 27 nell’immagine seguente) allargare il gioco a sinistra per Bernardeschi. Quest’ultimo puntava l’area di rigore con il movimento a rientrare per poi tracciare in verticale sul taglio verso l’esterno di Dybala. Ancora una volta gli scambi posizionali tra calciatori interni ed esterni portavano la Juventus ad attaccare meglio lo spazio tra le linee e a sfruttare ampiezza e profondità del campo a proprio vantaggio.
La poca incisività degli avversari ha forse falsato la percezione della manovra bianconera. Tuttavia, si può dire, senza tema di incorrere in supervalutazioni che la Juventus abbia condotto un’ottima partita con tante luci e pochissime ombre. Unica pecca, la fatica nel trovare prima il gol che avrebbe congelato il match.