Il calcio moderno impone agli interpreti di oggi, allenatori e calciatori in primis, un dispendio di energie fisiche e mentali necessarie a variare gli schemi tattici e a evolvere continuamente l’interpretazione dei diversi ruoli. Il concetto che sta alla base è quello della duttilità, parola spesso abusata dai calciofili odierni e che nasconde problematiche ben messe in evidenza dal rendimento della nuova Juventus di Andrea Pirlo.
IL PROBLEMA – Chissà se la pausa nazionali avrà chiarito le idee ad Andrea Pirlo. E chissà se i recuperi di Alex Sandro e De Ligt potranno essere dei punti fermi attorno ai quali incardinare la manovra e le idee del tecnico. L’avvio di stagione della Juventus non pare avere troppi punti fermi, se escludiamo Ronaldo l’immortale, Danilo la sorpresa e Morata il rinato. Tutte le altre pedine sembrano possedere labili confini per i quali un inquadramento risulterebbe più complicato del previsto. Lo dimostrano le scelte dell’allenatore, poco incline a riproporre gli stessi uomini nei medesimi ruoli per più di due partite consecutive. La possibilità che un calciatore possa occupare più di una posizione si sta rivelando un’arma a doppio taglio. Se nel breve periodo, infatti, la duttilità degli uomini di Pirlo sta mettendo una pezza ai continui infortuni, nel lungo termine potrebbe significare la quasi totale assenza di gerarchie e di interpreti specializzati.
DUE ESEMPI SU TUTTI – L’abnegazione di Juan Cuadrado è innegabile, come pure i polmoni di Federico Chiesa. Entrambi passati dalla Fiorentina, entrambi esterni, entrambi tuttofare della fascia. Cuadrado sa ricoprire bene tutti i ruoli del laterale destro. Chiesa in nazionale gioca a destra, mentre alla Juventus è stato sempre impiegato a sinistra. Il colombiano ha imparato i movimenti e l’ordine tattico del terzino ma Pirlo lo ha provato, con scarsi risultati sulla fascia mancina. Il figlio di Enrico galoppa da esterno sinistro ma pare non aver ancora assimilato i meccanismi della fase difensiva, fondamentali per il laterale che deve garantire spinta ma anche equilibrio. Il punto è proprio questo. Che ci sia impegno e voglia di fare è fuori discussione. Ma fare tutto e non benissimo non può essere una soluzione valida. Saper fare benino diversi compiti non dà solide garanzie. Perché a questi livelli i giudizi maturano dai risultati raggiunti.
CONCLUSIONI – Vale sempre la pena, allora, sacrificare la specializzazione sull’altare della divina duttilità? La rosa della Juventus farebbe pendere l’ago della bilancia dalla parte di quest’ultima. Eppure Andrea Pirlo deve convogliare esuberanze tattiche e sperimentazioni nella strada della semplicità, non disdegnando di avere un terzino che sappia difendere, un mediano che sappia recuperare palla e un attaccante di movimento che sappia attaccare la profondità. Il caro vecchio gioco del pallone passa attraverso queste certezze. A Pirlo la ricerca degli specialisti.