Il numero 19 della Juve si racconta a 360 gradi
LE DICHIARAZIONI – Intervenuto a Nettare, il difensore della nazionale e della Juventus Leonardo Bonucci ha parlato del suo futuro. Svelando alcuni aneddoti sulla sua lunga carriera. Ecco le parole del numero 19 bianconero:
“Nelle interviste normali devo essere Bonucci, ora posso essere Leonardo e tu lo conosci. Sono più tranquillo rispetto a quando sono Bonucci. A volte mi è dispiaciuto mettere dei paletti alla nostra situazione, al tuo modo di essere. Ma in quel momento c’era bisogno di farlo per tutelare ciò che ero e ciò che eravamo. Sono fiero di quello che abbiamo costruito, di ciò che siamo, innamorato di ciò che sei. Nello stesso tempo non devi ringraziarmi, io sono stato l’ostacolo più difficile in questi anni. Grazie al sentimento che c’è tra di noi e che ci ha permesso di superare ostacoli difficili”
Sulla famiglia
“Disprezzo ciò che ho al di fuori della famiglia. L’ho amato, lo amo e lo amerò anche quando smetterò di giocare. Bonucci è Bonucci ma sai bene quanto mi piaccia essere Leonardo. Essere anche un tuo aiuto nella vita di tutti i giorni, ma anche in questo progetto. E’ importante tanto quanto essere Bonucci. In Bonucci soddisfo il mio ego, quello che ho sempre cercato di voler raggiungere a livello individuale. Ma ho sempre voluto una famiglia, tre figli. I tatuaggi così per me erano messi proprio per quelli: insieme li abbiamo cresciuti e oggi siamo in grado di vivere due mondi completamente all’opposto. A me basta essere quella virgola, perché nel mio mondo tu sei stata una virgola importante ma non faceva per te. Io ora voglio ricambiare”
Sugli inizi
“Da Viterbo sono partito catapultato a Milano. Ma cos’era Milano? Io l’avevo vista scritta, ero uscito poche volte da Viterbo. Mettermi in discussione in un progetto di vita, perché questo è diventato, andar via di casa a 17 anni e vivere da solo è stato un progetto di vita che fortunatamente ha avuto i suoi effetti. Alla fine quel biglietto della metro era il mondo caotico che è il calcio. Non ti puoi fermare un attimo e devi prendere quella metro e farlo da solo poi, senza nessuno che t’insegna niente. E’ stato difficile”
Ai figli
“Non che a me sia mancato l’appoggio dei miei genitori, anzi io li ringrazio per avermi lasciato andare, per avermi permesso di fare ciò che ho fatto. La scelta di andar via a 17 anni. Qualcuno poteva spaventarsi, ma il loro amore me l’hanno dimostrato in quel frangente lì. Il mio sogno era di fare quel lavoro e me l’hanno permesso. Mi hanno trasmesso il loro amore in maniera forte però per carattere, per come sono, un po’ fredda”