Le parole dell’ex calciatore svedese sul suo passato in bianconero
IBRACADABRA – Grande protagonista della giornata di chiusura del Festival dello Sport, Zlatan Ibrahimovic ha parlato del suo arrivo nel calcio italiano, dove approdò all’Ajax nella Juventus allenata da Fabio Capello.
Ecco le parole del campione svedese intervistato all’interno della manifestazione organizzata da La Gazzetta dello Sport:
Sugli scudetti della Juve –
“38 non 36. Perché abbiamo lottato tutti i giorni e in tutte le partite e abbiamo fatto tutto in campo. Chi era in quella squadra sa cosa ha fatto. Noi abbiamo fatto il nostro lavoro in campo e abbiamo dimostrato di essere i più forti in Italia e abbiamo vinto. E per questo dico sempre 38”.
Su Raiola e Capello:
“La mia carriera è iniziata con lui. Io ho fatto l’arrogante e lui pure, ma alla fine ho mollato un po’ perchè mi serviva. Dopo tre mesi mi ha portato alla Juventus. Era molto più di un procuratore per me. Era un papà, un amico, un consigliere: parlavamo ogni giorno. Siamo cresciuti insieme.
Sulla sua malattia di Raiola –
“Non volevo parlarne troppo, volevo portargli positività ed energia. Per come era fatto pensava sempre agli altri, ai suoi giocatori. Lui è stato forte, molto”.
Sulla Juventus:
“In Italia iniziai nella Juventus di Fabio Capello. Mi diceva che mi avrebbe tirato fuori tutto l’Ajax che avevo dentro. Mi dissi fra me e me ‘iniziamo bene’. Voleva da me più concretezza e da quel giorno sempre, ogni giorno, con Italo Galbiati lavoravamo sempre nei tiri in porta. Capello diceva che la mia tecnica era superiore a Van Basten ma non avevo i suoi movimenti. Abbiamo lavorato su questo aspetto. Trezeguet è stato intelligente perché ha saputo sfruttare bene il lavoro che facevo in campo. Lui faceva tanti gol a me sinceramente mi mancavano. Poi ho capito la mentalità del calcio italiano dove bisogna saper giocare bene e segnare. Dissi a Trezeguet che da quel momento in poi anche io avrei giocato più avanti”.