Il deludente pareggio di Venezia si somma ai tanti punti persi per strada in una prima parte di stagione con più ombre che luci. La qualificazione in Champions con il primato del girone non modifica il giudizio profondamente negativo sulla nuova Juventus dell’Allegri-bis. E il confronto con i predecessori è preoccupante. Tuttavia, la continuità di progetto non può essere sacrificata al termine di ogni stagione.
I NUMERI – Si è detto molte volte, a ragione, che Massimiliano Allegri non sia riuscito a trovare la quadra in un’annata che si preannunciava complicata fin dalle prime battute. L’hashtag che accompagnava l’ultima stagione del tecnico livornese sulla panchina bianconera è tornato a giganteggiare con prepotenza sui social, come una sorta di inquietante appuntamento fisso. Allegri è precipitato di nuovo nel mirino della critica dopo che molti tifosi e addetti ai lavori hanno preso coscienza dei dati poco confortanti dell’attuale stagione. Accolto ad agosto come un eroe, come colui che avrebbe dovuto risollevare la squadra dopo le esperienze di Sarri prima e di Pirlo poi, in questa prima parte di stagione mister “corto muso” si è più volte ritrovato nella lista dei principali colpevoli degli errori della Vecchia Signora, con numeri che non rendono onore alla sua carriera. Vediamoli. Quando mancano due giornate al giro di boa, la Juventus ha ottenuto 28 punti dopo 17 turni. E’ il minimo storico dal 1999 a questa parte, quando i bianconeri ne seppero conquistare solo 24. Rispetto alla stagione con Pirlo in panchina, i punti in meno sono 8. Con il medesimo numero di reti subite (17), scarseggiano però i gol segnati: sono soltanto 23 quelli messi a segno dagli uomini di Allegri contro i 40 dell’annata precedente. Impietoso il paragone con punti e classifica della Juventus, poi scudettata, di Maurizio Sarri. I bianconeri pagano anche una sterilità offensiva figlia della cessione di Cristiano Ronaldo: il fuoriclasse portoghese aveva realizzato, nello stesso intervallo temporale, 14 gol a fronte dei pochi sigilli di Moise Kean.
PROGETTO – Dati alla mano, il lavoro di mister Allegri dovrebbe andare incontro al un fine poco lieto. Ma A Torino non ci sono dubbi sul suo futuro. Il tecnico toscano guiderà ancora la Juventus. La dirigenza crede fermamente nel progetto e non ha intenzione di procedere a rimozione dall’incarico e a nuova scelta tecnica. Dal canto suo, Allegri ha accettato di guidare una barca in una deriva alla quale non ha saputo mettere un argine. Ed è forse proprio questo il punto che spinge il tecnico a non fare passi indietro e i dirigenti a dare a lui fiducia. E’ maturata nell’ambiente bianconero al convinzione che cambiare ogni anno la guida tecnica non possa portare né a conquiste nell’immediato, né a risultati duraturi nel lungo termine. Pare che in via Druento abbiano deciso di guardare a quanto fatto da Milan ed Inter negli ultimi anni. Sorprendente a dirlo fino a tre anni fa, la gestione delle società milanesi appare oculata a tal punto da poter essere emulata dai bianconeri. Per lo meno per quanto riguarda la decisione lungimirante di ragionare a più ampio raggio, nell’arco di due o tre stagioni. L’Inter affidata ad Antonio Conte è stata una macchina perfettibile in due anni e può ancora migliorare sotto la guida tecnica di Simone Inzaghi, un tecnico che negli assunti di base non si distacca troppo dalle idee del tecnico salentino. Quando l’ombra di Ragnick aleggiava a Milanello, la continuità di progetto garantita a Stefano Pioli è stata la forza di un Milan ritornato a competere per la vetta del campionato. E se la scelta di emulazione dovesse apparire poco lusinghiera, resta sempre da tenere in considerazione il forte investimento economico della società nel quadriennale che legherà a lungo l’allenatore toscano alla panchina di Madama. Non si scappa, dunque. Le strade della Juventus e quelle di Max proseguono insieme.