Il pareggio del Ciro Vigorito è particolarmente amaro perché sancisce una volta di più una costante della stagione bianconera. Lo scialbo 1-1 di Benevento certifica che la squadra di Andrea Pirlo non è ancora in grado di ottenere due vittorie di fila in campionato. L’ottavo gol stagionale di Morata non consente alla Juventus di bissare il successo con il Cagliari, facendo emergere il dato preoccupante dell’assenza di continuità, della quale abbiamo individuato le principali cause.
UNITA’ DI INTENTI– La gestione Sarri era stata precocemente accantonata perché l’allenatore toscano non aveva saputo generare il giusto feeling con il gruppo squadra. Su Pirlo, invece, le belle parole si sprecano, aromatizzate alla fragranza “entusiasmo”. Eppure il rendimento altalenante di una squadra che fa fatica a crescere suscita più di qualche dubbio sulla coesione di un gruppo che pare muoversi in tante direzioni quante sono le individualità della rosa bianconera. La Juventus è aggrappata a Cristiano Ronaldo. Quando il portoghese non gioca, la manovra stenta a decollare e le reti, fatta eccezione per l’exploit di Morata, latitano. CR7 è un trascinatore ma pretende un’emulazione che mai viene riprodotta. Pertanto, l’ex Real pare giocare più mosso dall’ambizione di acciuffare l’ennesimo traguardo personale che dal sacrificio a disposizione dell’allenatore. Per una testa portoghese che corre a mille, una argentina passeggia e incespica. Paulo Dybala è lontanissimo dal calciatore premiato Mvp della passata stagione. Mai trascinatore, mai incisivo, mai lucido. Un attaccante con le polveri da troppo tempo bagnate, che non dà alla finalizzazione della manovra quel qualcosa in più che è naturale aspettarsi da giocatori così talentuosi. Nemmeno i senatori, adagiatisi sulle medaglie delle nove stagioni vincenti, riescono a trasmettere l’unità di intenti e la mentalità che devono supportare la causa bianconera. Del resto, già nell’annata di Sarri, i loro capricci e le loro insofferenze si sono rivelati decisivi per archiviare la gestione tecnica del toscano. Sulle spalle dell’esordiente Pirlo grava, allora, il compito ingrato di far remare dalla stessa parte le differenti istanze perorate dai singoli.
PERSONALITA’– I tempi dei centrocampisti che con una giocata illuminante indirizzano a favore della Juventus le partite più bloccate sembrano un lontano ricordo. Il postpartita di Benevento-Juventus ha dato modo ad Andrea Pirlo di mettere in luce un problema di non poco conto e di non semplice risoluzione. Il tecnico bresciano analizza con lucidità la trasferta campana e si lamenta della carenza di calciatori di personalità. E la mente corre al minuto 92 di quel derby della Mole del 2014 quando il Pirlo calciatore radeva al suolo le speranze di pareggio di un Toro capace di imporre l’1-1 fino a quel momento. Quando la classe immensa e la personalità del campione permisero ai bianconeri di ottenere tre punti insperati. Dopo la Champions, il prossimo impegno di campionato della Juventus sarà proprio contro il Torino, un match che si vince soltanto con la personalità e la mentalità giusta. E con i gol dei centrocampisti, aggiungiamo noi. Perché l’estro e il carisma richiesti da Pirlo devono sempre trovare concreto riscontro nel rendimento sul campo. E l’assenza di personalità si palesa con uno score molto poco lusinghiero per la mediana juventina. Una sola rete messa a segno da un centrocampista finora in serie A, quella di Rabiot nella gara con lo Spezia. Preoccupante zero nella casella dei gol per Ramsey, McKennie, Bentancur e Arthur. Nei momenti topici sta mancando il loro apporto, in termini di giocate di livello, assist e marcature. Gli inserimenti latitano. Così come i tiri dalla distanza, soluzione sempre meno praticata dai centrocampisti bianconeri. Senza il contributo degli uomini in mediana appare complicato dare sostanza alla manovra. Il rischio è rimanere nel limbo del rodaggio, nell’equivoco tattico. E il Milan non aspetta.