Ripercorriamo le tappe dell’attuale allenatore dell’Atalanta, cresciuto con il bianconero nel cuore
MADE IN JUVENTUS – Carismatico, deciso, a volte spigoloso, ma con una grande cultura del lavoro. Questi aggettivi definiscono l’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini, tecnico che avrà di fronte la Juventus nella finale di Coppa Italia di domani. Per Gasperini potrebbe trattarsi del primo trofeo in carriera in massima serie, dopo aver vinto soltanto il Torneo di Viareggio proprio alla guida dei bianconeri. Gasperini nasce a Grugliasco, a circa 20 minuti dall’Allianz Stadium e inizia la sua carriera da calciatore proprio nel vivaio della vecchia signora. Riesce a giocare per sole 9 volte con la maglia bianconera addosso, per poi lasciare quella che era stata la sua casa per 20 anni. Un’intera carriera da calciatore svolta in provincia, infatti le sue esperienze a Palermo, Cavese, Pistoiese, Pescara, Salernitana e Pesaro non gli sono valse una vera e propria esplosione in un grande club. Nel ’94 inizia la sua carriera da allenatore in quella che lui considera casa sua: la Juventus. La sua trafila tra esordienti, giovanissimi, allievi nazionali e primavera, culmina con la vittoria del torneo di Viareggio nel 2003. Uno dei collaboratori del Gasp ai tempi della Juventus, ovvero Vincenzo Chiarenza lo ha descritto così:
“Le sue video analisi erano avanti coi tempi. É diplomato in scienze motorie e per questo è un grande preparatore atletico, oltre ad essere un grande allenatore. Ha le idee chiare.“
ASCESA, CADUTA E CONSACRAZIONE – Purtroppo la storia si ripete e la Juventus se lo lascia scappare nuovamente, come successe da calciatore. La sua storia parte da Crotone nel 2004, squadra che dalla C1 approda in Serie B grazie alla sagacia tattica e all’atletismo portato dal Gasp alla squadra. La chiamata più importante dell’allora giovane carriera dell’allenatore piemontese è quella del Genoa due anni dopo: i rossoblu tornano in Serie A dopo 11 anni di purgatorio tra B e C1. In terra ligure Gasperini ci resterà per ben 4 anni, un’impresa difficilmente raggiungibile vista la consuetudine del patron Enrico Preziosi che si nota da anni a questa parte. Nel 2009 sfiora una clamorosa qualificazione in Champions League, sfumata solo per gli scontri diretti persi in favore della Fiorentina. Nel 2010 però i risultati non premiano il tecnico di Grugliasco che viene esonerato dopo 10 giornate. La grande chiamata arriva l’anno dopo e porta il nome Inter, gli acerrimi rivali della sua amata Juve. L’esperienza in nerazzurro è decisamente la peggiore di sempre per lui: un punto in 3 giornate, sconfitta in Supercoppa con il Milan e sconfitta in Champions League contro il Trabzonspor in una squadra fresca di mondiale per club. L’esonero è immediato dopo la sconfitta con il Novara per 3-1, una delle partite che i tifosi nerazzurri vorrebbero cancellare in assoluto dalla memoria collettiva. La breve esperienza a Palermo e i rapporti non proprio idilliaci con Zamparini riportano il Gasp verso il suo ‘porto sicuro’: Genova, sempre sponda rossoblu. É il 2013 e la situazione non è delle migliori: quart’ultimo posto dopo 6 giornate di gestione Liverani. La stagione si chiuderà in 13ma posizione con una salvezza più che tranquilla. Allenerà i liguri per altri tre anni, riuscendo a condurli verso tre stagioni di salvezze molto tranquille, tra cui una stagione chiusa al sesto posto che sarebbe valso la qualificazione in Europa League, se solo non fosse per la licenza UEFA non concessa al Grifone.
“Ogni anno sembra impossibile che l’Atalanta riesca a migliorarsi, ad alzare il livello del suo gioco rispetto all’anno prima, a tirare fuori qualcosa in più dai suoi giocatori. E puntualmente siamo costretti a ricrederci, a sorprenderci, a ricalibrare le nostre aspettative di pari passo con la crescita delle sue ambizioni.“
Federico Acqué
BERGAMO – É l’estate del 2016 e Gasperini viene contattato dall’Atalanta per firmare un contratto che lo legherà ancora oggi ai colori nerazzurri. É l’inizio di un percorso esaltante, un percorso che condotto dalle sue sagaci idee di gioco e dal suo acume tattico porta l’Atalanta a giocare per ben due anni la Champions League (il prossimo anno giocherà il suo terzo). Atletismo, dinamismo, sacrificio e tanta tanta corsa i marchi di fabbrica del Gasp e dell’Atalanta, a caccia del suo primo trofeo 58 anni dopo l’ultima volta. In campo come negli obiettivi, gli orobici non sembrano volersi fermare di fronte a nulla, grazie ai dettami di un uomo spigoloso, sicuro di sé e molto ambizioso alla guida del club. La stessa ambizione che la Juventus sembra aver perso dopo 9 anni di successi incontrastati. Un rimpianto aver perso un prodotto Juve come Gasperini? Noi diciamo di sì.