La sconfitta casalinga contro il Sassuolo ha lasciato dubbi e incertezze in casa bianconera. Il -13 dalla vetta della classifica sembra togliere spazio all’ottimismo, anche se Allegri ha già dimostrato in passato di poter recuperare e vincere.
BATTUTA D’ARRESTO – Il tecnico livornese è stato richiamato a Torino per ridare visibilità ad un progetto che piano piano stava scivolando nell’ombra. Ad oggi ciò che si ritrova fra le mani è una matassa di cui a stento si riesce a trovare il bandolo. La Juventus sembra aver smarrito la rotta, quella solita, quella che per nove lunghi anni ha portato allo scudetto. Le colpe si potrebbero imputare a chiunque: la squadra, l’allenatore, la società e tutti avrebbero di che sentirsi responsabili. I calciatori sembrano scarichi, spersi e senza motivazioni, come se volessero vivere di rendita, anche se illegittima. Il passato è passato e tutti devono contribuire affinché il futuro sia altrettanto luminoso e pieno di successi. Deve cambiare tutto, dall’atteggiamento all’intensità; tutti devono dare il massimo. Solo così si riuscirà a dare una sterzata alla stagione, fortunatamente ancora agli albori. Il mister sembra non avere ancora trovato la chiave giusta per aprire tutte le porte. La società, dal canto suo, deve rispondere di una campagna acquisti micragnosa, inficiata dal rosso in bilancio causato dal Covid. C’è corresponsabilità: sono tutti colpevoli (chi più, chi meno).
TUTTI UNITI – Per trovare la quadratura del cerchio c’è bisogno di compattezza. La società deve stare più vicina all’allenatore e alla squadra, e lo stesso devono fare i tifosi. È normale perdersi nel fiume della critica, ma bisogna capire che la Juventus non può essere sempre perfetta e vincente. Potrebbe e dovrebbe, ma purtroppo non è così, è fisiologico. Ci saranno sempre momenti di crisi alternati a momenti di gioia. Euforia e disforia. Dopo nove anni dovrebbe essere chiaro.
RIPRENDERE LE REDINI – Allegri è sempre al centro della critica: gioco poco offensivo, gioco pessimo, mancanza di gioco. Il tecnico livornese ha ampiamente dimostrato e chiarito che lo spettacolo si può vedere al circo e la bellezza si trova nei musei, nelle opere d’arte o nei concorsi appositi. Qual è poi la bellezza che gli viene richiesta? Il simulacro del tiki taka in stile Guardiola o lo spettacolarismo di squadre come Atalanta e Ajax? Si potrebbe provare, ma ne verrebbe fuori un qualcosa di edulcorato e posticcio. Il gioco di uno dei tecnici più vincenti della storia italiana si basa – da sempre – sulla concretezza e sul sano pragmatismo.
A BRIGLIE SCIOLTE – Max per molti è una superfetazione, un plus di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno, come se la Juventus fosse un progetto fatto e finito. Come se Sarri e Pirlo non bastassero. La realtà però, per fortuna, parla d’altro: parla di un Andrea Agnelli che con tardiva resipiscenza torna sui suoi passi e cerca di rimediare ad un errore commesso. Il tempo per rimediare, evidentemente, c’è sempre. Adesso però bisogna stare concentrati e focalizzarsi sul prossimo obiettivo di campionato che è il Verona, una squadra da sempre insidiosa. Al Bentegodi non ci sarà Moise Kean, al suo posto dovrebbe giocare Morata, coadiuvato dal redivivo Paulo Dybala. Bisogna puntare sulla qualità e per questo ci vuole tutto l’apporto che può dare uno come Federico Chiesa (visibilmente provato nelle ultime partite). C’è bisogno di questo e tanto altro per riconquistare terreno e mettere il muso davanti a tutti, anche solo di un millimetro. Basta quello. Da sempre.