Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
TESTACODA – Dopo aver messo un’ipoteca sulla qualificazione alla prossima Champions League, la Juventus prova a mettere sotto pressione il Napoli terzo in classifica e distante 4 punti: quale migliore occasione possibile se non quella delle 12:30 di domani, in cui i bianconeri ospiteranno all’Allianz Stadium il fanalino di coda Venezia? A Torino arriverà una squadra che ha appena cambiato allenatore, in seguito all’esonero di Paolo Zanetti e che vedrà seduto sulla panchina dei lagunari Andrea Soncin, ex tecnico della primavera del club veneto. 8 sconfitte consecutive, la vittoria manca dal 12 di febbraio, ottenuta proprio a Torino, ma all’Olimpico ‘Grande Torino’: questo il biglietto da visita di una squadra alla disperata ricerca di punti che possano rimetterla in carreggiata per la salvezza. Sarà complicato capire l’atteggiamento tattico dei veneti, visto il cambio allenatore, ma proviamo a dare uno sguardo d’insieme al modo di stare in campo e di muoversi della squadra ospite.
MODULO E POSSESSO – Durante la gestione Zanetti, l’abito tattico scelto per il Venezia è stato quello del 4-3-3, un modulo che è in grado di esaltare le individualità a disposizione dei lagunari. L’azione parte dai difensori centrali, aiutati in prima battuta dal movimento del regista (solitamente Vacca oppure Ampadu) che si abbassa per comporre una linea difensiva a 3 e permettere ai terzini di difesa di alzarsi, restando larghi. In caso di pressione avversaria, la soluzione della palla lunga in avanti non viene affatto disdegnata, grazie alla presenza di un centravanti come Thomas Henry (191 cm d’altezza), abile nel gioco aereo nel fare da sponda ai compagni e saltare con relativa semplicità le linee di pressione. La posizione delle mezze ali è capitale nel gioco di questa squadra, perché hanno il delicato compito di fare densità in mezzo, ma al tempo stesso di accompagnare l’azione quando gli esterni d’attacco provano a creare la superiorità numerica con l’uno contro uno. Aramu è il vero e proprio regista offensivo della squadra: tanti i palloni messi in mezzo dal giocatore torinese, dotato di una buona tecnica di base e di un piede sinistro non indifferente, riesce a gestire il pallone anche nelle situazioni meno ‘comode’.
NON POSSESSO – Quando il possesso è gestito dalla squadra avversaria, il Venezia prova a compattare le linee di difesa, centrocampo ed attacco per coprire le vie centrali e non permettere le giocate al centro. Il baricentro della squadra si abbassa, gli esterni offensivi vengono dentro al campo alle spalle della punta, la quale è chiamata a dare il suo contributo nella fase di riconquista del pallone. Sul portatore di palla avversario, i lagunari provano a raddoppiare la zona per favorire un recupero rapido e quanto meno possibile vicino alla propria area di rigore, in modo da non correre rischi. Tuttavia, il dispendio energetico degli attaccanti è notevole, come testimonia il dato sui gol realizzati in stagione: 27 gol segnati, solo il Genoa ha fatto peggio con 25. Resta da capire, anche se sarà molto difficile vederlo nella gara di domani, che impronta saprà dare Soncin ai ragazzi del Venezia, reduci da una grande cavalcata in Serie B con Zanetti ed un girone d’andata che mai avrebbe fatto pensare ad un finale di stagione così drammatico.