I paragoni con i più grandi allenatori degli ultimi anni hanno avvicinato Andrea Pirlo a questa o all’altra filosofia di gioco. Più votato all’attacco o più guardingo, la questione va in realtà impostata in termini diversi.
FURBIZIA – “Fa molto piacere, se devo vincere quello che ha vinto lui, potete tranquillamente chiamarmi allegriano”. Mister Pirlo incassa con soddisfazione l’accostamento richiamato da molti addetti ai lavori nel postpartita della sfida all’Inter. L’atteggiamento prudente incarnato dal baricentro più basso del solito e dalle fulminee ripartenze per l’avanguardia Ronaldo, richiama alla mente gli accorgimenti tattici del tecnico livornese. E se la cosa fa storcere il naso ai puristi del bel gioco, la classifica sorride ad Andrea, capace di inanellare cinque vittorie e un pareggio da quell’Inter-Juve di campionato che deve aver avuto peso straordinario nelle coscienze dei calciatori bianconeri. Da quella nefasta partita la Juventus ha eretto un fortino invalicabile, subendo una sola rete, quella di Lautaro Martinez nell’andata della semifinale di Coppa Italia. Un ruolino di marcia da grande squadra reso possibile dalla lungimiranza di un tecnico che, pur muovendo i primi passi sulla panchina, ha compreso quanto possa essere importante garantire equilibrio e solidità. La Juventus non sbanda più, non subisce più sanguinosi contropiedi, non è più colpevolmente distratta mentre si fa imbucare da un lancio di 50 metri. I ranghi sono serrati e i risultati giungono copiosi proprio nel tour de force delle ultime settimane quando sarebbe stato anche fisiologico e umano lasciare punti per strada. La mossa di Pirlo è stata di un’intelligenza fuori dal comune. Ha compreso a fondo il momento e ha agito di conseguenza. Come solo i più avveduti sanno fare.

MAESTRO PEP – Se quanto detto finora è vero, molti allora si chiederanno dove sia finito il promettente predicatore di gioco propositivo che elogiava una certa idea calcistica e un tecnico che di essa si è fatto portavoce. “Guardiola è uno dei migliori. Mi piace il suo stile di gioco: attaccare sempre e influenzare il gioco per poter gestire sempre le situazioni”, così l’ex 21 della Juventus alla vigilia di Dinamo Kiev-Juventus. Il credo calcistico di inizio stagione non è stato rinnegato. Andrea Pirlo ne ha soltanto verificato l’applicabilità allo specifico momento della stagione. Con grande lucidità l’esordiente tecnico bianconero ha arricchito di soluzioni ulteriori il solco tracciato da Pep Guardiola. Si comanda il gioco quando si può, quando le forze a disposizione e gli uomini in campo lo permettono. Altrimenti si sceglie la gestione attenta della fase di non possesso con la sapiente disposizione in campo delle due linee di difesa e centrocampo e la densità per vie centrali. Del resto non dobbiamo dimenticare che nella sua lunga carriera di calciatore Pirlo si è confrontato con maestri della tattica come Lucescu, Ancelotti e Lippi, oltre allo stesso Massimiliano Allegri. E da essi deve aver attinto qualcosa, per imparare dai più grandi.Guardiola è stato accantonato sul nascere? O peggio ancora rimosso? Assolutamente no. E’ una fonte inesauribile di idee. Basti pensare alla libertà concessa ai due terzini di vestire i panni delle novelle mezze ali per impostare l’azione a centrocampo. Una soluzione interessante che merita seguito e che non può non essere ricondotta al buon Pep. L’esordiente allenatore appare meno sprovveduto di quanto lo si voglia credere. Furbo quanto basta per leggere tra le righe e interpretare il momento. E’ calcio intelligente. E’ calcio di Pirlo.