Il labiale di Chiellini catturato durante Juventus-Empoli sintetizza e valuta la prestazione offerta dai bianconeri nell’ultima gara di campionato. La sentenza è perentoria. La responsabilità e imputabile a tutto l’ambiente. Ora tutti, ciascuno nel proprio ruolo, sono chiamati a reagire.
IL CAPITANO – Scuote la testa e pontifica uno sconsolato Giorgio Chiellini, quasi incredulo che quella che gli si parava davanti agli occhi fosse la Juventus. Quella squadra confusa, sterile e con poche idee che ha subito il pressing e la manovra dell’Empoli non lo lascia affatto tranquillo. Da calciatore lo sa bene. Da capitano, oltre a saperlo, deve essere parte della soluzione. “Non è squadra” deduce Chiellini, all’ennesima trama di gioco votata all’azione individuale. Non c’è collettivo, dunque. Ciascuno rema nella direzione che ritiene più consona alle contingenze del momento. Una domanda sorge spontanea. Un capitano non è forse chiamato a fare da collante delle molteplici istanze di una rosa allo scopo di uniformarne gli intenti? Se, come crediamo, la risposta è affermativa, il difensore deve essersi fatto sentire negli spogliatoi. Il suo ruolo, di capitano e uomo squadra, lo impone. Ciò che è emerso nelle ultime ore è che i calciatori abbiano preso a fare autocritica di propria sponte subito dopo la disfatta di sabato. Due i temi sui quali il gruppo si è soffermato. Il primo è l’addio di Ronaldo: la sua partenza ha avuto un certo effetto nella mente dei bianconeri. Il secondo punto è proprio il nocciolo della questione, che i calciatori non hanno agito da squadra. E’ un tema sul quale i senatori hanno insistito molto. Immaginiamo la tiratina d’orecchi di Chiellini che tra un sorriso e una battuta abbia fatto comprendere gli errori. Il capitano bianconero ha poi ricordato che la Juventus è venuta fuori da momenti peggiori, superati con la calma e il lavoro.
L’ALLENATORE – A mister Allegri va certamente rimproverato il venir meno delle sue qualità migliori: l’equilibrio tattico e la sapiente lettura della partita. L’inusuale formazione iniziale è un enigmatico no-sense che si concede agli esordienti. E, seppur in parte costretto a sopperire alle assenze, non trova spiegazione convincente l’11 schierato dal primo minuto. Una formazione ampiamente sperimentale con più di un adattato nei ruoli chiave. Juan Cuadrado, in pozione arretrata rispetto alla gara di Udine, non ha fornito una brutta prova. Ma le sue sortite offensive, non adeguatamente tamponate dai ripiegamenti in fase di non possesso, sono state il gradito presente agli abili furetti toscani. Il dato sorprendente è che Cuadrado e Alex Sandro sono stati gli juventini con più palloni giocati. I due terzini hanno toccato più palloni degli interpreti di centrocampo. E’ facile da intuire il risultato: una fase offensiva inefficace, perché fondata in toto sulle azioni individuali dei terzini per creare occasioni. Rivedibile anche l’impiego di Danilo in cabina di regia. Il brasiliano aveva disputato una grande stagione da terzino destro con Pirlo. E proprio il tecnico bresciano aveva già proposto il calciatore nel ruolo di play davanti alla difesa. Il rendimento non era stato insufficiente ma nemmeno confortevole al punto da consacrarlo nei nuovi compiti. Le assenze di Ramsey e Arthùr hanno ridotto all’osso le alternative. Ma l’idea Danilo non appare la soluzione più opportuna. Davvero Mckennie non poteva essere impiegato più indietro? Locatelli non poteva partire dal primo minuto per poi rifiatare quando la benzina fosse esaurita? Una chance a Fagioli non poteva essere presa in considerazione? La manovra dei bianconeri passava dai piedi dei terzini che direzionavano i loro assist verso il centro dell’area dove mancava il terminale offensivo. Nel primo tempo per scelta tecnica, nella ripresa perché il subentrato Morata si defilava con una certa frequenza sulla fascia (un’indicazione dell’allenatore?), lasciando gli 11 metri avversari sensibilmente vuoti. Allegri dovrà mettere a posto le idee e trovare la quadra. La confusione tattica non è propria delle sue squadre.
LA DIRIGENZA – Le ultime 48 ore di mercato possono regalare all’allenatore i puntelli giusti per una rosa che altrimenti rischia di rimanere incompleta. Se è vero che il calciomercato in entrata può concludersi al solo Kean, se ciò avvenisse la dirigenza commetterebbe un errore di valutazione molto simile a quanto fatto dai predecessori nelle ultime finestre di mercato. Allegri ha chiesto a gran voce un centrocampista, le parole sull’essere a posto con gli uomini già presenti alla Continassa suonano come dichiarazioni banali e di circostanza che nascondono, in maniera nemmeno troppo velata, un accorato appello alla società. Se l’orecchio di Cherubini sarà stato sensibile nel coglierlo, la nuova dirigenza destinerà le ultime risorse spendibili all’ingaggio di uno tra Pjanic e Witsel che ben risponderebbero all’identikit fornito dal tecnico livornese. Entrambi hanno i tempi giusti per agire da metronomi davanti alla difesa. Entrambi garantirebbero esperienza e idee di gioco ad un reparto che nelle ultime uscite ne è sembrato gravemente in difetto. A ciascuno il proprio ruolo, dunque. Ma a ciascuno la responsabilità di intervenire, prima che sia troppo tardi. La situazione è tutt’altro che compromessa. Al lavoro!-