«Lo paghi tu quello dopo?»: la battuta di Maurizio Arrivabene in risposta ad un tifoso contribuisce a spiegare, tra il serio ed il faceto, la decisione della società di non cambiare la guida tecnica. Massimiliano Allegri resterà ancora l’allenatore della Juventus. Ma le ragioni economiche non possono essere le uniche a spiegare una scelta importante se non decisiva di una società che (si spera) abbia approntato una previdente valutazione del rischio, nel caso in cui il progetto tecnico non ottenesse gli esiti sperati. La prima motivazione risiede proprio in quanto ho appena asserito. Quando nell’estate del 2021 la dirigenza della Vecchia Signora ha varato l’ipotesi di richiamare mister Allegri, sollevando dall’incarico Andrea Pirlo, avrà preso in considerazione lo scenario più catastrofico, che non sarà stato dissimile da quello che si è prospettato oggi dopo un mese di stagione. Nel momento in cui i vertici bianconeri hanno approvato il ritorno del tecnico livornese, avranno fatto, con largo anticipo, i conti che in queste ore tutti gli addetti ai lavori stanno facendo. Esonerare Allegri è sì mossa costosa ma crediamo – e speriamo – ampiamente controbilanciata da eventuali altri movimenti di bilancio, per lo meno pensati e condivisi. Massimiliano Allegri è il tecnico più pagato della Serie A, con un contratto di quattro anni e un ingaggio di 7,5 milioni che con i bonus raggiunge quota 9. Non considerando le mensilità e gli emolumenti già erogati in questo avvio di stagione e moltiplicando per le restanti annate fino a giugno 2025, si ottiene una cifra di 42,7 milioni. Queste, dunque, le cifre lorde di cui si discute ma sarebbe un errore da principianti aver dato il via ad un investimento massiccio (quasi 45 milioni lordi) senza aver studiato la contromossa per sostenerlo. Non possiamo credere che la società abbia voluto ingabbiarsi in un salto nel vuoto senza paracadute, mossa da cieco ottimismo o, peggio ancora, da ingenuità dilettantesca.
Le ragioni economiche, se pure massimamente vincolanti, non tracciano il quadro completo della situazione. Perchè dalle parti della Continassa, l’esonero a stagione in corso non compare quasi mai in agenda. Per trovare l’ultimo allenatore bianconero sollevato dall’incarico nel pieno della stagione, bisogna tornare indietro all’annata 2009-2010, più precisamente al 29 gennaio 2010 per assistere all’avvicendamento sulla panchina della Juventus tra Ciro Ferrara e Alberto Zaccheroni. A tutti gli altri tecnici, dal Del Neri, a Sarri, a Pirlo, la decisione del divorzio è stata formalizzata al termine della rispettiva prima ed unica stagione in panchina. La dirigenza non è avvezza ai cambi in corsa, un pò per rispetto del nuovo progetto tecnico inaugurato, un pò per non venir meno a sempreverdi ragioni di stile. Una terza e non meno rilevante ragione coinvolge in prima persona Andrea Agnelli. Allontanare Allegri sposta il mirino della critica inevitabilmente sulla presidenza che lo scorso anno ha imposto, voluto e sostenuto con una campagna comunicativa senza pari il ritorno dell’allenatore, non senza -immaginiamo- malumori e dubbi tra gli altri uomini della dirigenza. In altre parole, esonerare l’allenatore livornese comporterebbe far traballare un presidente la cui luce è stata già regolata al ribasso dall’imposizione di un nuovo amministratore delegato (un uomo di John Elkann) e dai ben noti tonfi della Superlega. Se cambiare la guida tecnica è evento più unico che raro in casa Juventus, mettere alla porta un presidente non è strada praticabile nè tantomeno ipotizzabile. Per ora.
MA SOTTO TORTURA SECONDO VOI GLIELE FACCIAMO FIRMARE LE DIMISSIONI COSI NON COSTA NIENTE , E PER FAVORE LASCIATE MONTERO DOV’E’ HA GIA’ FATTO DISASTRI NEI CAMPIONATI MINORI, CHE
PRIMA SI FACCIA LE OSSA ( con tutto il rispetto possibile per un grande giocatore da Juve, altro che quelli di adesso)