Ieri sera, durante la partita contro il Cagliari, quel gesto che ha visto protagonisti Vlahovic e Dybala verrà ricordato come una delle immagini più belle della stagione bianconera
CON AFFETTO. Cagliari-Juventus resterà racchiusa proprio lì, in quel lungo abbraccio tra Vlahovic e Dybala. Un gesto che potrebbe rappresentare non solo i titoli di coda di una stagione che si appresta lentamente a concludersi, ma qualcosa di ben più profondo. Per molti è stato come un passaggio di testimone, come se Paulo, che comunque sta finendo la sua avventura in bianconero, fosse pronto ad affidare al proprio compagno l’anima di quella squadra di cui lui, probabilmente, sperava di diventare la colonna portante. Andando ancora più a fondo, però, quell’abbraccio si potrebbe interpretare anche così: come un momento di liberazione, in cui entrambi hanno dato libero sfogo a ciò che nell’ultimo periodo li ha tormentati maggiormente. Negli occhi di Dybala c’erano tanta tristezza per un divorzio che di certo non si aspettava; un velo di nostalgia per un futuro che ormai non potrà esserci; il fuoco di chi spera di dare un senso a questo conto alla rovescia, dimostrando non solo il suo valore, ma anche l’amore nei confronti di questi colori. In quelli di Vlahovic, invece, c’erano la gioia incontenibile di chi sa di aver messo un sigillo importante su una partita che poteva mettersi seriamente male; la smania di un giovane che, per quanto siano indiscusse le sue qualità, a volte si dimentica della perseveranza necessaria per migliorarsi, poiché la vita è un costante percorso di crescita e non ci si deve mai lasciare sopraffare dalla convinzione di essere arrivati, anche quando le cose girano per il verso giusto. Logico che l’attaccante serbo, giunto a Torino all’apice della sua esplosione, voglia dimostrare a tutti i costi quello di cui è capace, però al contempo sta pian piano capendo lo scotto di giocare in un club come la Juventus dove, purché si tratti di un’esperienza prestigiosa, la vita è ben più dura rispetto ad altre parti.
Pensare che prima di quell’abbraccio, era stata una partita di pura sofferenza per la squadra di Allegri, sotto di un gol propiziato da una palla persa proprio di Dybala. Poi però, al minuto 75, la Joya sale in cattedra e sfodera un colpo dei suoi, servendo a Vlahovic un pallone in verticale sul quale il serbo è molto bravo ad avventarsi, trovando una rete cercata per tutta la gara. Poi quell’abbraccio commovente, con il vice capitano bianconero che, in lacrime, non è riuscito a trattenere tutta la sua emozione e Dusan, commosso anche lui, pronto a supportarlo con un gesto di grande affetto. Dybala, fra sé e sé, avrà perfino tirato un sospiro di sollievo perché quella rete ha raddrizzato una partita che non era iniziata con i migliori auspici, cancellando così quell’errore che aveva permesso al Cagliari di passare in vantaggio. Vlahovic, invece, allontana i primi mormorii dei giorni scorsi, che cominciavano a mettere in dubbio il suo valore e il suo utilizzo. Sei partite e 4 gol a febbraio, 5 partite e 1 gol a marzo e una partita, quella contro l’Inter, in cui si è visto a malapena: una statistica che attesta come la strada da percorrere sia ancora lunga e che i facili entusiasmi, d’altronde, sono da evitare. Insomma, in quella rete ma, soprattutto, in quell’abbraccio la coppia da sogno si è scambiata qualcosa di autentico che serviva ad entrambi. A riguardar bene l’immagine sembra quasi di riuscire a sentirla, come un attimo sospeso nel tempo. Tra un presente nostalgico e il futuro che verrà.