Se “Riscrivere la Storia, superare sé stessi” è il fil rouge che ha sempre distinto la presidenza di Andrea Agnelli, le celebrazioni odierne non hanno il sapore del congedo ma quelle della fine di una prima parentesi vincente alla quale farà seguito, nelle intenzioni del presidente, un futuro ancor più roseo. Ripercorriamo insieme i momenti salienti degli esordi, vissuti tra incertezza e speranza fino alla gioia del primo scudetto.
19 MAGGIO 2010 – La nostra storia prende le mosse nel mese di maggio di undici anni fa. Dopo una stagione deludente, alla guida della Vecchia Signora torna un rampollo di casa Agnelli, quell’Andrea figlio di Umberto e nipote di Gianni, che intese intrecciare nuovamente le redini della famiglia al Club che tante soddisfazioni aveva regalato con quel connubio vincente. Undici stagioni sarebbero seguite nelle quali la Juventus avrebbe vinto 18 trofei, incluso un ciclo di scudetti da record assoluto nella storia della Serie A. Il primo anno non è esaltante nei risultati. La squadra di Luigi Del Neri chiude la stagione bissando il settimo posto dell’annata precedente. L’esordio di Andrea è più complicato del previsto. Ma le basi per qualcosa di nuovo stavano per essere gettate. Un momento Top della storia Agnelli è di certo la costruzione del nuovo stadio. Impianto moderno e impatto ridotto sull’ambiente, la nuova casa della Juventus fu inaugurata l’8 settembre 2011 con un discorso del presidente Agnelli in persona. Il sogno di vecchia data di avere uno stadio di proprietà trovò finalmente concreta attuazione dopo il trasferimento alla Juventus della proprietà dello stadio Delle Alpi per 99 anni da parte del Comune di Torino nel giugno 2002. All’inaugurazione sono seguiti altri progetti quali lo Juventus Museum, il JTC e le altre strutture della Continassa in un’ottica di mirata e sistematica programmazione a lungo termine che ha reso la Juventus, una società all’avanguardia da questo punto di vista.
IL PRIMO TRICOLORE – Il nuovo stadio di proprietà fa da cornice e sostanza al nuovo progetto tecnico. Sulla panchina bianconera torna una vecchia conoscenza, un capitano che ha scritto pagine importanti del club. Antonio Conte accetta l’incarico di rilanciare nei risultati una Juventus da troppo tempo a secco di successi. La prima di campionato è una festa assoluta. Arriva un 4-1 spettacolare sul Parma che reca la firma di Lichtsteiner, Pepe, Vidal e Marchisio. Il nome che non finisce sul tabellino ma che tifosi e stampa hanno prontamente individuato quale deus ex machina dei meccanismi del rettangolo verde è Andrea Pirlo, messo ai margini del progetto rossonero e posto di nuovo al centro del villaggio in quel di Torino. Con il bresciano in cabina di regia e il tecnico leccese a creare un efficacissimo 3-5-2, i bianconeri si tolgono la soddisfazione di battere i Campioni d’Italia del Milan e di viaggiare a ritmi straordinari da imbattuti. Ancor più importante, i tifosi hanno ritrovato un feeling con i colori che mancava da anni. La piazza ci crede, il tricolore può essere raggiunto. La lotta con il Milan è serratissima. Un infuocato scontro a San Siro, terminato 1-1, tra tante polemiche certifica che la squadra di Antonio Conte può giocarsela fino in fondo. Nessuna illusione, ma pura concretezza. I rossoneri di Allegri rallentano la corsa inciampando con Bologna e Fiorentina. Il sorpasso bianconero si materializza con la vittoria sul Palermo. Da quel momento in poi la Juventus non mollerà più la prima posizione. Penultima giornata. Può essere quella della matematica. I bianconeri vanno in scena sul neutro di Trieste contro il Cagliari. Il Milan è impegnato nel derby con l’Inter. Quella serata è un susseguirsi di emozioni contrastanti. Il pendolo che oscillava dalla gioia alla delusione ha raggiunto velocità inaudite. La Juventus ha risolto senza troppi patemi d’animo la pratica Cagliari. Le reti di Ibrahimovic sembravano rimandare la festa scudetto. Milito e Maicon rovesciano la situazione. I nerazzurri si aggiudicano la stracittadina per 4-2. Il fischio finale può far gioire i supporters della Vecchia Signora. L’abbraccio e l’esultanza tra Conte e Marotta, la corsa di Caceres e Vidal, l’euforia dei migliaia di tifosi bianconeri occorsi a Trieste. Le lacrime di chi aspettava il momento da sempre. L’incipit della gestione Agnelli è forse racchiuso nell’iconico ed inaspettato tricolore 2011-2012 che, sono sicuro, abbia ricoperto un ruolo cardine nel percorso di consapevolezza del progetto. Le solide basi di programmazione hanno fatto il resto. Se il club guarda a quel recente passato con la medesima determinazione, può tornare grande nel breve termine.