I bianconeri sembrano smarriti, privi di gioco e d’identità. La sconfitta col Sassuolo è solo l’ultima delle rovinose cadute di questa stagione.
TORINO – La Juventus non è la Juventus. Nel gioco delle parti gli interpreti sono controfigure, i reali protagonisti sono nascosti nell’ombra e aspettano il momento adatto per uscire allo scoperto. Cosa ne è stato della Vecchia Signora? Dove sono finiti i valori che l’hanno resa grande e unica nel panorama italiano, europeo e mondiale? Questo sembra chiedersi Paolo Tomaselli nel suo articolo sul Corriere della Sera, riferendosi a quanto successo dopo la partita contro il Sassuolo, con Pavel Nedved che urla a squarciagola come un forsennato. Gesto scomposto, di frustrazione, non in linea con il conclamato stile Juve. Accanto c’era Andrea Agnelli, uno che dovrebbe incarnare i suddetti valori aurei e promanarli. Allora a proposito: perché il presidente e la società non hanno deciso, per esempio, di dedicare un minuto di silenzio in memoria di Giampiero Boniperti alla prima sfida in casa? Piccolezze si dirà, tanto l’omaggio al presidente onorario, scomparso il 17 giugno c’è stato. Oggi, a distanza di mesi, in occasione dell’assemblea degli azionisti e non prima di una partita come da tradizione. Qualcosa è cambiato alla Juventus, qualcosa è andato perso e con esso tutto il corollario: l’identità, il carattere, il senso di appartenenza, tutto rimasto incastrato nelle pieghe del tempo. I giocatori sembrano smarriti, Allegri prova a mettere una pezza ma viene additato come colpevole e causa di tutti i mali. E la dirigenza, la stessa che dovrebbe fare quadrato attorno all’allenatore, dov’è?