L’ex centrocampista bianconero analizza così il momento in casa Juventus
PRINCIPINO – Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Claudio Marchisio ha trattato diversi temi, dal momento difficile che stanno attraversando i bianconeri fino alla sfida di questa sera contro lo Zenit San Pietroburgo, squadra nella quale ha militato prima di ritirarsi:
Sull’esperienza in Russia e sulla partita di stasera:
Giocare allo Zenit è stata una bellissima esperienza, pur essendo un campionato europeo assomiglia all’MLS, con trasferte lunghissime. Stasera mi aspetto una sfida diversa rispetto all’andata: lo Zenit è in crescita, viene da due vittorie consecutive e mi aspetto un atteggiamento spavaldo dall’inizio, tenteranno il tutto per tutto per raggiungere il secondo posto.
Sulla Juventus:
Dopo la brutta partenza aveva trovato un equilibrio, manca tuttavia un’identità: c’è una formazione diversa ogni partita, questo significa che Allegri non ha ancora trovato il suo undici. Max stesso lo aveva detto all’andata, nonostante il filotto di vittorie: non era ancora soddisfatto. Questo forse è davvero l’anno zero per i bianconeri, servirà a capire dove può arrivare questa Juve. La rosa non è affatto scarsa come sento dire, c’è bisogno di ricompattarsi e riprendersi perchè l’obiettivo minimo deve essere l’Europa.
Sul problema:
Secondo me, cambiando tanto, ha perso il suo DNA, che è quello di lottare fino alla fine su ogni pallone. Nel passato ricordo poche Juve che giocavano bene, ma erano tutte schiacciasassi.
Sulle analogie con la stagione 2015/2016:
Non ne vedo molte. Venivamo da una finale di Champions e avevamo perso Pirlo e Vidal, con tanti infortunati all’inizio. Semmai, vedo più analogie con la Juve di Del Neri, che arrivò settima: questo deve essere un campanello d’allarme. Mi ricordo che dopo ogni passo falso pensavamo che il tempo per recuperare ci fosse, ma non siamo più usciti da quella spirale negativa.
Sulle differenze tra campionato e Champions:
L’Europa dà motivazioni e responsabilità maggiori, è anche vero che la superiorità rispetto al Malmoe era netta e con lo Zenit non è stata una Juve brillante. Con il Verona si è visto come la Juve soffra il ritmo degli avversari, è una cosa su cui Allegri sa di dover lavorare. L’unico che ci ha provato è stato Dybala, ma si sa che un uomo solo non può caricarsi addosso tutta la squadra.