L’ex presidente della Ferrari e fondatore di Italo ha parlato della Juventus, di calciopoli e della sua vita da manager di lusso e amico dei più illustri personaggi dello sport e dell’imprenditoria nostrana.
LE PAROLE – Luca Cordero di Montezemolo è un personaggio singolare, che ha saputo conciliare l’amore per lo sport e quello per il business. Nella sua mente sono affastellati ricordi vicini e lontani: personaggi, storie e amori, gioie e dispiaceri, come quello legato allo scandalo che ha colpito la ‘sua’ Juventus nei primi anni duemila. Ecco le sue parole rilasciate in un’intervista al Corriere dello Sport:
Sull’esperienza in Ferrari
Arrivai da presidente alla Ferrari il 15 novembre del ‘91. Uno dei momenti più difficili della mia vita. Arrivai al punto di pensare di dover fare il liquidatore dell’azienda; l’ultimo mondiale vinto era del ‘79 e non si vendevano macchine. Le vetture di serie erano rimaste indietro a livello di innovazione.
Gli altri momenti delicati della sua vita
Quando mi chiesero di diventare presidente della Fiat. Il giorno prima ero stato eletto presidente della Confindustria. Altra situazione drammatica. Me la ricordo come fosse oggi. La Fiat era nelle mani delle banche. Prima la morte di Gianni poi, 16 mesi dopo, quella di Umberto. La famiglia Agnelli mi chiese in modo pressante di accettare.
Il suo ricordo dell’Avvocato
Mi chiamava sempre alle 06:30. “Stavi dormendo?” “No”, mentivo. Da allora mi sveglio sempre a quell’ora, mai comunque dopo le 07:30. Chiacchieravamo su tutto. L’Avvocato era un italiano vero, a partire dalla passione per il calcio, i motori e le donne. Mi manca sapere di non avere più una persona che mi ascoltava anche quando gli parlavo di problemi personali. Gli ho voluto molto bene.
Sulla Juventus
L’Avvocato voleva dare una svolta alla sua Juve. Pensò a me come dirigente. Era affascinato dal Milan di Sacchi. Aveva deciso di chiudere il ciclo di Zoff allenatore. Secondo lui, un portiere non poteva fare l’allenatore. Ero stufo del calcio e delle polemiche su Italia ‘90. Sono super pentito di aver accettato la proposta, fu una sciocchezza, ma mi era difficile dire di no all’Avvocato.
Su Calciopoli
Ho sofferto più che altro per il mio amico Della Valle. Lui e il fratello, due persone perbene. La Juve? Non so cosa dire. Ero fuori da tutto, certo non simpatizzavo per quella gestione.
Sulla presidenza di Andrea Agnelli
Contano i risultati, c’è poco da fare o da contestare. Nove scudetti parlano chiaro. La Superlega? Un tema che prima o poi dovrà essere affrontato nelle forme giuste. Il trend va in quella direzione. Allora, furono decisamente sbagliati i modi e il timing.