Le parole dell’ex designatore arbitrale
LE PAROLE – Paolo Casarin, ex direttore di gara nonché designatore arbitrale della massima serie, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Durante la quale si è espresso anche riguardo alla stagione che sta per iniziare. Una nuova sfida anche per le giacchette gialle:
L’inizio di una nuova stagione è sempre spunto di riflessione per uno come lei.
“Vede, io amo il calcio ed è bene che anche i calciatori lo sappiano: gli arbitri sono innamorati di questo gioco esattamente come loro, inutile creare contrapposizioni che non hanno senso”.
Insomma, il suo primo augurio per il 2021-22 è che il clima in campo sia più disteso?
“Certo, è la mia grande speranza. E sono convinto che vi si possa arrivare con l’impegno non solo dei giocatori, come ho detto, ma anche degli arbitri”.
Ci spieghi bene.
“Parto dall’Europeo, dove ho visto finalmente fischietti meno autoritari nei rapporti con i calciatori. L’arbitro fa parte del gioco, non può mettersi su di un piedistallo. Lo devono capire anche i giovani: in Serie A non siamo più sul campetto di periferia, dove per farsi rispettare serve un piglio da “qui comando io” o altrimenti finisce in caciara. L’arbitro deve essere una figura simpatica: io davo del tu ai calciatori, prima della partita chiedevo loro come stavano i figli a casa. A volte venivo anche criticato per questo…”
E dal punto di vista tecnico, invece, cosa si aspetta dal nuovo campionato?
“La conferma di un trend che dura da anni e cioè quello dei pochi fischi. Ai miei tempi la media dei falli a partita era di 55, oggi siamo scesi a 28. Bene così, anzi sono ancora troppi, soprattutto in mezzo al campo: un contrasto non è di per sé falloso, lo ripeto sempre”.
Lei è stato arbitro, ma anche designatore. Questa sarà la prima stagione di Rocchi nel ruolo, dopo gli anni di Rizzoli…
“Due arbitri molto diversi da loro. Rizzoli era sin troppo accorto, direi educato in campo. Rocchi più sanguigno. Il primo ha fatto il suo da designatore in un momento non facile, sono fiducioso che anche il secondo saprà lavorare bene”.
Le dia un suggerimento.
“Essere coraggioso nelle scelte. Rizzoli ha avuto un organico limitato, anche per via della pandemia, ed è stato spesso costretto ad affidarsi sempre agli stessi arbitri per determinate squadre. Quando io fui designatore, nessuno diresse per più di tre volte un club nel corso dello stesso campionato. Ecco, spero che Rocchi si muova in questa direzione. È chiaro che la partitissima vada affidata al più bravo e in forma, ma mi aspetto che i giovani siano lanciati anche nelle gare delle big. Un po’ di effetto sorpresa fa anche bene: un arbitro poco conosciuto dai calciatori a volte attira più rispetto”.
Che ne pensa della novità della sala Var unica?
“Una buona innovazione. Ma sul Var, di cui io sono sempre stato un sostenitore, il mio augurio è su di un altro aspetto: non puniamo chi ha il coraggio di cambiare una propria decisione dopo aver rivisto un episodio al monitor. Anzi, premiamo l’arbitro che si fida del collega al Var e poi si corregge dopo l’on field review”.