Le parole di Beppe Furino, in merito alla scomparsa di Boniperti
LE DICHIARAZIONI – Nell’intervista ai microfoni di Tuttosport, Beppe Furino, 528 presenze con la maglia della Juventus, tre quarti delle quali sotto la presidenza di Giampiero Boniperti, parla del Presidentissimo bianconero. Di seguito, alcune delle sue parole.
Chi ha perso il popolo juventino o il calcio in generale?
Un esempio, anzi no, l’esempio massimo di juventinità che potesse esserci, perché è stato colui il quale ha insegnato cos’era la juventinità. Il calcio perde un dirigente fenomenale, un professionista totale che è stato di esempio a molti che sono seguiti
Qual era il suo segreto?
Amava la Juve e amava il suo lavoro. Tutto il suo impegno quotidiano, l’applicazione quotidiana maniacale, arrivava dal fatto di essere a capo del club che aveva sempre amato, ma anche da un’etica del lavoro che era innata in lui e che veniva alimentata ulteriormente dall’idea di aver ricevuto l’incarico dall’Avvocato Agnelli. Rispondere alla chiamata della famiglia era stato per lui un motivo d’orgoglio
Che ricordi ha di lui?
Soprattutto quello del dirigente. Il calciatore l’ho visto poco. Sono arrivato a Torino nel 1958, mio padre era un maresciallo della Guardia di Finanza e aveva chiesto il trasferimento al Nord. In caserma arrivavano sempre dei biglietti omaggio, avevo 12 anni e ho iniziato ad andare allo stadio. All’epoca Boniperti si era già trasformato in mezzala e giocava con Charles e Sivori. Insomma, del calciatore ho un’idea un po’ sfocata: mi ricordo l’agonismo. Lo stesso che chiedeva in campo a noi
Cosa vi diceva?
Niente di particolare, ma era chiaro che non voleva vedere una Juventus molle. Pretendeva che si combatesse sempre e comunque. L’unica volta che gli ho visto perdere le staffe fu proprio per una mancanza di grinta in campo: non si poteva togliere la gamba
Si infuriava spesso?
Mai. Solo quella volta l’avevo visto un po’ alterato. Per il resto quando era negli spogliatoio si manteneva estremamente professionale. Ma bastava quello a incutere timore»
Come capiva quali giocatori prendere?
Aveva persone di cui si fidava. Ex juventini che gli segnalavano i giocatori. Uno come Piero Aggradi era molto ascoltato, ed è stato anche quello che gli ha segnalato Del Piero. Anche Lello Governato era un punto di riferimento. Poi, logicamente, Pietro Giuliano, che era il suo braccio destro. Una coppia inscindibile che ha fatto la fortuna della Juventus per più di un decennio. Ma non si tratta solo di scegliere i giocatori, bisogna anche gestire le squadre
Un’aneddoto?
Una volta usai le sue scarpe in allenamento. Quelle famose che teneva nel suo ufficio, con la punta rinforzata di metallo. Quel giorno stavano tutti a sei metri da me. Poi gliel’ho restituite. Era un attaccante, Boniperti, ma credo che i difensori ne hanno prese più di quelle che gli hanno dato
Ricordo più bello?
Bilbao. Un trionfo bellissimo. E lui era andato via nell’intervallo, come al solito d’altronde. Sa che adesso lo capisco! Non riesco a vedere più una partita della Juventus intera, troppa tensione. A un certo punto faccio altro, poi me la guardo con calma per non soffrire. Vede, aveva ragione anche su quello!