Il polverone scatenato dalle intenzioni di Dazn
PRECEDENTI – In questa prima parte di stagione Dazn non ha certo placato tutte le preoccupazioni degli appassionati sorte al momento dell’acquisizione dei diritti Tv della Serie A. Non sono stati pochi i momenti di down durante le partite, per non parlare dei problemi tecnici di chi ha sottoscritto il contratto tramite terzi (Tim, Wind, ecc.). Migliaia di persone non hanno potuto usufruire del servizio già attivato per le prime due giornate di campionato, nonostante il pagamento fosse andato a buon fine al momento della firma. Tutto ciò è stato acuito dall’ingiustificata mancanza di un servizio clienti, aspetto che ci si può attendere dal piccolo commerciante di periferia, non certo da una multinazionale che ha investito 860 milioni di euro per accaparrarsi i diritti di uno dei campionati più seguiti al mondo. E ora arriviamo all’attualità.
NO CONCURRENCY – Tutti coloro che hanno scelto l’abbonamento Dazn preferendo la legalità ai numerosi siti pirata che circolano, hanno valutato in base all’offerta proposta dall’emittente inglese. Nel servizio l’aspetto più vantaggioso è la cosiddetta concurrency, ossia la possibilità di usufruire dell’abbonamento da due dispositivi in contemporanea. C’è da specificare che questa possibilità non è un’esclusiva dell’azienda in questione, ma è condivisa da tutte le emittenti digitali e non. Addirittura Amazon consente l’accesso da più di due dispositivi insieme. Eppure un bel giorno di novembre Dazn si alza dal letto con il piede sbagliato e decide di cambiare le carte in tavola dopo solo due mesi dall’inizio del campionato. Niente più concurrency: ogni abbonamento si potrà vedere da un solo dispositivo. Beninteso, la decisione non è ancora ufficiale, ma è sufficiente l’indiscrezione non smentita per far imbestialire i milioni di attuali consumatori. Cambiare le regole a contratto firmato sarebbe una manovra non rispettosa verso i clienti. Un colpo basso che colpisce i consumatori, ma allo stesso tempo non recherebbe alcun vantaggio all’azienda. Se Dazn fosse una persona sarebbe un kamikaze. Perché? Provate a immaginare uno studente o un lavoratore fuori sede che divide l’abbonamento con la sua famiglia. Dopo una decisione del genere, sottoscrive un altro abbonamento o disdice il proprio a favore della pirateria? Le ragioni di questa scelta sarebbero due: i pochi iscritti a Dazn e…combattere la pirateria. Sul primo motivo non c’è da discutere, sul secondo si apre un intero universo. Sconfiggere la pirateria inducendo le persone ad allontanarsi dal sistema legale è semplicemente un ossimoro. E anche la Lega Calcio secondo i soliti bene informati inizia a chiedersi a chi hai venduto i diritti. La storia recente del Milan, per dirne una, insegna che non bastano l’offerta monstre e le proposte fumose per dare un futuro al nostro calcio. Serve affidabilità, poi un progetto e infine il rispetto verso la gente che muove interesse, cioè soldi. Tutte cose che sono latitate. Se non secondo l’azienda, che si è più volte difesa, certamente secondo i sempre più numerosi clienti insoddisfatti che si sono sfogati sui social.