Andiamo ad analizzare le peculiarità tattiche del prossimo avversario della Juventus
BIG MATCH – L’Allianz Stadium di Torino è pronto ad ospitare una delle partite di campionato più sentite dal tifo juventino, ovvero la sfida contro il Milan di Stefano Pioli. I rossoneri fin qui sono stati impeccabili, ottenendo 3 vittorie su 3, mettendo a referto ben 7 gol e incassando soltanto una rete nella sfida interna con il Cagliari. Un percorso inverso a quello bianconero, un percorso dove la squadra di Allegri ha la miseria di un solo punto in tre partite, complici il pareggio a Udine con l’Udinese e le due sconfitte con Empoli e Napoli. Il match sarà un vero banco di prova per entrambe, perchè la Juve deve dare continuità alla vittoria in Champions League sul Malmö e i rossoneri dovranno dimostrare di saper reggere il doppio impegno dopo la sconfitta ad Anfield con il Liverpool. Andiamo ad analizzare le varie frecce all’arco tattico di Stefano Pioli.
POSSESSO – In fase di possesso, il Milan inizia la sua azione con i centrali difensivi che tuttavia non sono dei veri costruttori di gioco. Infatti, Tomori e Kjaer si limitano ad appoggiare il pallone sull’esterno, oppure al centrocampista centrale in appoggio (solitamente Tonali). La vera azione di costruzione avviene proprio in seguito a questa fase. Se a ricevere la sfera è l’esterno basso, il Milan forma un rombo formato da lui stesso, il centrale di centrocampo e il trequartista, ovvero Brahim Diaz. La catena di sinistra del Milan risulta essere più pericolosa a causa della progressione forsennata di Theo Hernandez, abile nel mettersi in proprio e cavalcare il campo per 50-60 metri palla al piede. Nel gioco rossonero è importante capire la posizione di Diaz, vero riferimento delle azioni sviluppate centralmente: il trequartista spagnolo è molto bravo a farsi trovare tra le linee, alle spalle della linea di centrocampo avversaria. In questo modo, il ‘diavolo’ ha molteplici soluzioni per concludere l’azione: dribbling e tiro del fantasista ex Real, scarico sull’esterno per sfruttare gli arrivi di Saelemaekers e Rebic, palla filtrante per la punta. Una grande qualità dei rossoneri è quella di portare tanti giocatori in area di rigore, ma anche quella di scappare velocemente all’indietro quando il possesso viene perso.
FASE DI NON POSSESSO – Stefano Pioli ha dato una chiara impronta alla sua squadra non solo in fase di possesso, ma anche in quella di non possesso. Appena il pallone viene recuperato dalla squadra avversaria, il Milan applica una pressione collettiva, in modo da recuperare il pallone nei famosi ‘6 secondi’ di cui parlava un certo Pep Guardiola. Molto abili i due mediani a scivolare sul lato di sviluppo del gioco avversario, in modo da disporre di ben 3 giocatori sul lato palla e costringere l’esterno basso a gettare il pallone in avanti, oppure allo scarico indietro. Il lavoro più dispendioso viene svolto dagli esterni offensivi: Saelemaekers e Rebic sono i primi a scappare indietro a rincorrere l’avversario. Un’arma che si rivela utilissima per il recupero immediato della sfera. Se l’azione si sviluppa centralmente, ecco che la linea mediana diventa a 3, con Diaz che va ad abbassarsi sulla linea di Tonali e Kessié, imbrigliando lo sviluppo per le vie centrali.