Nell’ultimo turno di campionato il Sassuolo di Dionisi ha frenato la propria corsa nel pomeriggio da incubo del Maradona. A ben vedere molto poco del top team si ravvisa nell’esperienza neroverde, un modello improponibile per i club di un certo blasone.
ABITUDINI – Accade con sorprendente frequenza che il rush finale di stagione possa essere accompagnato da una caccia al rimpianto, foriera di delusioni immotivate ed entusiasmi ricercati altrove, lontano, presso società altre e tesserati altrui. Come dimenticare il frizzante Sassuolo di Roberto De Zerbi, tecnico portavoce del nuovo calcio europeo dello spettacolo e dei risultati? Dello spettacolo, forse. Dei risultati non proprio, considerando un non esaltante ottavo posto con il quale il club emiliano ha chiuso la passata stagione. Eppure il Robertone nazionale, oggi a guida dello Shaktar Donetsk, riceveva incensate fumanti e adulazioni servili da una fetta importante del tifo di parte bianconera seguite da gran parte della stampa italiana, sempre pronta a fregiare del titolo di “maestro” un nuovo prodigio della panchina. E quanti innovatori della tattica ha prodotto anche questo campionato, come se di colpo il pallone avesse acquisito forme nuove e il gioco del calcio varcasse nuovi, inesplorati confini. E così puntuale l’investitura a maestro è ricaduta su Vincenzo Italiano, promettente artefice di un calcio che piace, perché le apparizioni scenografiche – è acclarato – hanno la capacità di rimanere impresse nella mente di chi osserva il calcio. Mentre il pragmatismo di quell’anticalcio di Allegri è snobbato perché non altrettanto scenografico. Peccato che il novello Sacchi ex Spezia non abbia mai messo a segno una sola vittoria contro mister corto muso. Tre sconfitte su altrettanti incontri in stagione: due 1-0, nell’andata di campionato e nella prima semifinale di Coppa Italia e il 2-0 allo Stadium con il quale i bianconeri hanno raggiunto la finale di Coppa. Italiano ha la possibilità di rifarsi nel quarto e ultimo incontro con Allegri, quallo che chiuderà il campionato. Ma cosa volete che siano i risultati di fronte a cotanta mole di gioco e spettacolo? Dettagli insignificanti.
MERCATO DA PROTAGONISTI – Tornando al Sassuolo delle meraviglie, De Zerbi ha lasciato in eredità il gruppo ad un altro – siete stupiti, vero? – maestro, Alessio Dionisi fresco di cattedra appena concessa dalla stampa. E anche in questo caso le mirabolanti scorribande offensive dei neroverdi hanno inebriato occhi e mente dell’osservatore estasiato dal giro palla e dal lungo possesso della sfera. A ben vedere però, la squadra emiliana ha fatto registrare picchi importanti, come la vittoria a Bergamo sull’Atalanta, e tonfi roboanti, quali la sconfitta di Cagliari o la disfatta tennistica maturata poco più di 24 ore fa in quel di Napoli. Tradotto in numeri, il Sassuolo ha messo a segno 5 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte nelle ultime dieci gare disputate. Un rendimento che non porterà al raggiungimento di piazzamenti importanti. I neroverdi giocano un calcio spumeggiante, tra i migliori in Italia. Ma non vincono. E la sostanza è tutta qua. Una squadra di vertice non può contemplare il non vincere. I risultati attribuiscono lo status di Top Team e distinguono il club normale da quello che è chiamato a primeggiare. In tutta franchezza, Igor Tudor aveva ben inquadrato il punto. A Reggio Emilia sono abili comunicatori e grandiosi venditori, capaci di ipervalutare giovani talenti che chiuderanno la stagione sotto al Verona, molto più concreto ed efficace. La favola Sassuolo è appassionante narrativa più che consacrazione ad alti livelli. Teniamolo bene in mente quando ci riempiamo la bocca di rimpianti per non avere in rosa questo o quel fenomeno e sulla panchina uno dei tanti maestri senza alunni che tanto ci piace elogiare.