Allegri punge, i giovani non ingranano e la classifica ne risente: viaggio all’interno della crisi bianconera.
PROBLEMI – “E poi vogliono giocare nella Juve”. Le parole di Massimiliano Allegri, riprese da un tifoso all’ingresso del tunnel degli spogliatoi dell’Allianz Stadium, lo certificano: la Juventus ha un problema. Non è piccolo, più da elefante nella stanza, modo di dire anglosassone per quando ci si trova davanti a una verità evidente ma si tende a minimizzarla. Ecco, se fino ad ora si poteva sorvolare su alcuni aspetti, il pareggio contro il Milan ha fatto venire fuori le difficoltà che il tecnico livornese ha avuto in queste settimane dal suo ritorno sulla panchina bianconera. Non serve tirare a indovinare per scovare chi erano i destinatari di quella frase, urlata al fischio finale e guidata dalla delusione per l’ennesima partita buttata alle ortiche: Allegri ce l’aveva principalmente con i giovani, rei di non essere ancora all’altezza della maglia che indossano. “Alla Juventus il pallone pesa di più che da altre parti”, l’ha ripetuto decine e decine di volte riferendosi alla necessità che i ragazzi capiscano che la pressione che porta con sé indossare la divisa bianconera non è quella che avevano nella squadra precedente, nella maggior parte dei casi. Se a questo si aggiunge il rapporto di questo inizio di stagione con i vari De Ligt, Chiesa, Kulusevski, McKennie, Kean, ci appare davanti una chiave di lettura del momento bianconero: i giovani ci sono, il progetto è in costruzione, ma è sufficiente? La risposta è che, con ogni probabilità, dovremmo aspettare ancora un po’ per capirlo.
SOLUZIONI – Tenere in panchina tutto quel talento è la soluzione? Non è facile rispondere a questo quesito. L’impressione è che quest’inizio di Allegri 2.0 sia caratterizzato dalla volontà del tecnico livornese di affidarsi il più possibile a giocatori che già conosce, mentre in settimana con il lavoro quotidiano impara a conoscere e ad affinare il rapporto con i giovani della squadra. Contro il Milan, gli unici in campo sotto i 25 anni erano Rodrigo Bentancur e Manuel Locatelli e l’età media sul terreno di gioco era di 29,2 anni. In panchina, tolti i due portieri, si arrivava a 24,6. Una differenza evidente, una certificazione del fatto che il progetto non è ancora decollato. Gli ingressi in campo, definiti un errore dallo stesso Allegri, avevano un’età media di 22 anni: la spiegazione del tecnico è che avrebbe dovuto fare cambi più difensivi, mentre a entrare sono stati tre giocatori offensivi, ma sotto sotto si nasconde un po’ di delusione per l’impatto che i subentrati hanno avuto sulla partita, che è variato dal praticamente nullo di Kulusevski e Kean all’appena sufficiente di Chiesa. Proprio quest’ultimo sembra avere i maggiori problemi con il tecnico, che ne ha parlato come di un giocatore forte ma che deve acquistare consapevolezza di essere alla Juventus. Non conosciamo le dinamiche interne e cosa possa essere successo, ma siamo sicuri che un giocatore di 23 anni, fresco campione di un campionato europeo giocato da protagonista e grande trascinatore della Juventus dello scorso anno, non sappia che significhi giocare e dare il 100% per la maglia bianconera? Per i tifosi della Juventus, non basta che attendere e avere fiducia: le capacità del tecnico livornese sono sotto gli occhi di tutti, ci sarà bisogno di tempo per trovare la quadra. Allegri non sarà un mago, ma di conigli, dal cilindro, ne può estrarre a volontà.