La Lega Calcio ha lanciato la nuova formula per la Coppa nazionale. Partirà ad agosto ma non brilla per meritocrazia. Che il calcio del popolo abbia modificato in itinere i propri parametri?
IL SILENZIO DEGLI INDECENTI – Come volevasi dimostrare il banco di prova dell’ipocrisia comune fa saltare gli altarini della coerenza di chi un mese fa si stracciava le vesti intorno al male assoluto della Superlega. E’ notizia delle ultime ore il lancio del nuovo format per la Coppa Italia. Udite, udite: parteciperanno solo 40 squadre, 20 club di Serie A e 20 di B. Dimenticatevi delle 78 partecipanti. Alle 29 squadre di Lega Pro e alle 9 di serie D che vi prendevano parte sono stati chiusi in faccia i portoni dell’elite nazionale. La nuova competizione ha suscitato l’immediata reazione del presidente della Lega Pro Ghirelli (QUI le sue dichiarazioni). Alcuni giornalisti hanno timidamente dato cenni di vita in un sussulto di orgoglio e coerenza, pur sempre lontano parente della sguaiata pantomima inscenata al momento dell’annuncio della Superlega. Ciò che stride è il comportamento poco lineare delle società. Tre club propongono la Superlega, mentre gli altri 17 si ribellano ad un torneo “chiuso”. Per poi tutti e venti votare all’unisono per chiudere la Coppa Italia. La partecipazione delle squadre di Lega Pro si rivela essere non così romantica. Almeno non quanto gli interessi televisivi per partite più appetibili. Se lo sdegno ha lasciato il posto al sorriso amaro come accaduto al sottoscritto, chiudete gli occhi perché la prima visione onirico-mistica (che trovate QUI) ha bisogno di un seguito.
COPPA ITALIA PER POCHI – Sei maggio 2021. Poche settimane dalla tragedia sfiorata che avrebbe distrutto il gioco delle favelas e del Bronx, della maglia strappata e del pallone di stracci. Ce la siamo vista brutta. Quei cattivoni di Perez e Agnelli pensavano di poter aumentare gli introiti con una competizione separatista che avrebbe sacrificato gli occhi sognanti del bambino al bieco interesse economico. E mentre valuto la possibilità di inoltrare al sindaco del mio Comune formale richiesta per l’erezione di una statua bronzea a Roberto De Zerbi, paladino delle istanze popolari, in luogo dell’ormai logora effige di Garibaldi, il web mi aggiorna sulle ultime vicende sportive. Toh, si è delineata la nuova finale di Champions. Che bello vedere che gli sforzi della Dynamo Kiev e dell’Apoel Nicosia sono stati ripagati con il massimo traguardo! Apprendo, poi della notizia della nuova Coppa Italia. Ci risiamo… l’ennesimo attentato allo sport dei bassifondi della società. Ma ormai non temo più nulla. Guardiola, Klopp, Preziosi o Carnevali avranno di certo preso le difese dei più deboli, degli esclusi, degli emarginati. Con profondo rammarico noto che non riesco a leggere alcuna dichiarazione dei sopracitati. Deve esserci un problema alla linea Internet. Può succedere. Ricarico, nulla. Oggi la connessione non è stabile. Mi affido al buon vecchio televideo. Troverò sintetiche ma pungenti invettive nei confronti dell’ultimo colpo basso allo sport della gente. Niente di niente. I problemi tecnici hanno coinvolto anche la televisione. Torno al pc. I disguidi saranno stati individuati e prontamente risolti. Ancora nulla. Una nuova ricerca mi conduce però alla notizia dell’interessamento dello Shaktar Donetsk per De Zerbi. Poveri ucraini! Non sanno che il buon Roberto non abbandonerà gli emiliani in nome di un contratto più oneroso! Quanto poco romanticismo aleggia nei Paesi dell’Est! Mentre la fierezza della coerenza assale il mio viso, mi chiedo se il guasto alla linea Internet non abbia toccato anche la zona di Reggio Emilia. Sarà questo il motivo per il quale nessuna parola è stata proferita sul nuovo increscioso episodio. Mi sveglio di soprassalto. Il sole è già alto nel cielo. E’ stato soltanto un brutto sogno. In tv c’è Inter-Pordenone. Sono per la favola friulana.