E’ proprio il centrocampista bianconero il primo giocatore ufficialmente coinvolto nel nuovo caso scommesse che sta sconvolgendo il calcio italiano
SITUAZIONE – Nuovo terremoto in casa Juventus. Dopo il caso di doping che ha coinvolto Paul Pogba, adesso a finire nei guai è un altro calciatore bianconero: Nicolò Fagioli, indagato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Torino su un giro di scommesse su piattaforme illegali. Quello che poteva apparire come un vizio, in realtà si è trasformato in qualcosa di più, in una vera e propria dipendenza. Negli ultimi anni, in tutto il mondo, il gioco d’azzardo è diventato un fenomeno in forte espansione, anche per l’ausilio di nuove modalità telematiche (Internet) che ne hanno consentito l’accesso ad un pubblico sempre più ampio. Secondo il Ministero della Salute, negli ultimi tre anni sarebbero stati oltre 12.300 gli individui affetti da ludopatia, la cosiddetta “malattia del gioco”, quel tunnel senza fine per chi, sempre più facilmente, vi entra senza alcuna consapevolezza.
Il gioco d’azzardo non sarebbe un reato, ma quando si tratta di un dirigente un tecnico o un atleta professionista che risulta tesserato per una Federazione, come in questo caso, entra in gioco l’articolo 24 del Codice della giustizia sportiva che vieta “ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa“. La squadra mobile della Polizia sarebbe risalita a Nicolò nell’ambito di un’indagine aperta nei mesi scorsi dalla Procura di Torino su un giro di scommesse (sportive e non) su piattaforme online. In particolare, non passò inosservato l’incontro del giocatore con una persona già tenuta d’occhio dalle forze dell’ordine, anche se inizialmente l’ipotesi (errata, purtroppo) era quella di un tentativo di estorsione nei suoi confronti. La dipendenza del numero 21 bianconero, infatti, è poi venuta a galla in seguito al mandato di sequestro dei suoi dispositivi elettronici, seguito da una completa ammissione delle proprie responsabilità e da una totale collaborazione nella ricostruzione della sua tendenza al gioco. Nella sua autodenuncia alla Procura della Figc ha spiegato di non aver mai puntato sulle sue partite e sulla Juventus, ma ha ammesso di aver scommesso anche sul calcio, sulla Serie A e sulla Champions League. La sua versione combacia in tutto e per tutto con il materiale raccolto dalla Procura di Torino e questo permetterà di accelerare i tempi, oltre ad essere un elemento cruciale nella definizione della pena finale. Al netto di clamorosi colpi di scena, il giocatore sarà ascoltato per l’ultima volta nel corso di questa settimana, per poi arrivare alla squalifica: con un accordo prima del deferimento la pena viene automaticamente tagliata del 50% (dunque lo stop minimo di 3 anni scenderebbe a 18 mesi), più un’ulteriore riduzione grazie alle informazioni che per primo ha voluto fornire e che dovrebbe portare lo stop a 10 mesi.
Nel frattempo, Nicolò sta facendo tutto quello che è necessario per risolvere la situazione: da circa un paio di mesi sarebbe in cura dal professor Paolo Jarre, un luminare delle patologie sulle dipendenze. Ma non solo. Il centrocampista della Juventus ha accettato anche di farsi monitorare il conto corrente attraverso un tutor, così da riscontrare eventuali movimenti bancari sulle scommesse. Un percorso, quindi, che richiede tempo e pazienza, ma fondamentale per ritrovare se stesso.