La Juventus fa tre su tre in Champions League e si conferma al primo posto nel girone H a punteggio pieno. Arriva un nuovo 1-0 al termine di una gara non esaltante, come gli stessi protagonisti hanno analizzato nel post-partita. Vediamo nella nostra rubrica tattica le chiavi di lettura della partita di ieri sera.
FASE DI POSSESSO – Se il risultato finale si può ascrivere senza troppi giri di parole alla mentalità del “corto muso”, è con altrettanta schiettezza che diciamo che la Juventus scesa in campo a San Pietroburgo ha palesato enormi difficoltà nel proporre gioco negli spazi stretti. Nelle ultime uscite la squadra di Allegri aveva fatto registrare notevoli passi in avanti nella tenuta difensiva, nella concentrazione per almeno tre quarti della gara e per un certo spirito di sacrificio che ha consentito di incanalare le vittorie delle quali abbiamo ampiamente ragionato nei capitoli precedenti della rubrica tattica. Ci si aspettava qualche indicazione più confortante per quel che riguarda la costruzione dell’azione. Così non è stato: i bianconeri hanno faticato nel condurre la manovra, soffrendo terribilmente le linee strette dei russi. Il 4-3-3 disegnato da Allegri mutava spesso in un 4-5-1 nel quale né Chiesa, né Bernardeschi riuscivano nell’intento di dare ampiezza al gioco bianconero. Ne derivava una fase di possesso sterile con scarsissimo mordente negli ultimi venti metri. La Juventus ha mantenuto a lungo il possesso palla ma era lo Zenit a disporre di maggiore incisività offensiva, soprattutto nel primo tempo. I tanti passaggi sbagliati di McKennie e compagni hanno fatto il resto. Scialba la prova di Federico Chiesa i cui unici guizzi sono riconducibili a tiri dal limite o dalla distanza. La densità centrale degli avversari non gli ha permesso incursioni in area più pericolose. Lo si capisce bene da un’azione che la Juventus ha costruito al minuto 38 del primo tempo. Il numero 12 Alex Sandro porta palla, come si vede nella prima foto. Palla in orizzontale per Chiesa che indietreggia per dettare la linea di passaggio semplice al compagno. L’ex viola prosegue l’azione cercando e ottenendo l’uno due con il numero 9 Morata (vedi slide successiva), per poi concluderla con un tiro dai 25 metri che finirà alto sopra la traversa. La partita rimarrà problematica per Chiesa, sempre ben ingabbiato tra le maglie azzurre.
LA SVOLTA – Per aggiungere sale ad una manovra insipida, Allegri gioca la carta Cuadrado. Più che la prestazione del colombiano, è il cambio di fascia di De Sciglio, determinato dal suo ingresso in campo a fare la differenza. Con Cuadrado a destra, Mattia De Sciglio va ad occupare la mattonella che fu di Alex Sandro e questo cambio sarà decisivo. Il numero 2 riuscirà a dare più ampiezza al gioco bianconero, le sue iniziative sulla fascia mancina porteranno sempre a cross in mezzo interessanti. Nella foto successiva abbiamo puntato la nostra lente di ingrandimento su una bella trama offensiva approntata dalla Juventus al minuto 73. Chiesa conduce il pallone prima di allargare a sinistra per De Sciglio. Il terzino italiano ha un po’ di spazio e va sul fondo: cross teso molto invitante in area di rigore dove Morata e Kulusevski presidiano il primo palo e l’accorrente Mckennie ha tagliato sul secondo. E’ proprio l’americano a ricevere palla, impattando di testa e concludendo di poco a lato una grossa occasione. Gli inserimenti dell’ex Schalke 04 sono stati più convincenti nella ripresa, l’occupazione dell’area di rigore più frequente. La poca freddezza sotto porta di Mckennie non gli ha permesso di graffiare. Quella del pallone in mezzo di De Sciglio diverrà la soluzione tattica più praticata nel corso dell’assedio finale. I dati confermano la grande presenza del numero due nel vivo del gioco: sono stati 11 i suoi cross sui 27 totali della Juventus nell’arco della partita, tre i passaggi chiave dell’ex Milan oltre all’assist al bacio per la deviazione di testa di Kulusevski che ha deciso l’incontro. La pazienza e la caparbietà di trovare il bandolo di una matassa intricata hanno consentito ai bianconeri di venire a capo di una partita brutta e giocata male. La fase di possesso è rimandata. Contro l’Inter serviranno idee migliori e una verves decisamente diversa.